• Solennità dell'Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria
• Solennità dell'Assunzione al Cielo della Beata Vergine
• Solennità di Maria SSma Madre di Dio – 5 schemi: 1° 2° 3° 4° 5°
• Festa Patronale della Madonna dei Fiorentini a Rio Freddo:
1° settembre 2007 27 aprile 2008
Solennità dell’Immacolata Concezione di Maria SSma Omelia
“AVE MARIA, PIENA DI GRAZIA”
Carissimi fratelli e sorelle,
celebriamo oggi Maria SSma in uno dei suoi titoli che più è caro al nostro cuore: L’IMMACOLATA, la Tutta Santa, Tutta Bella, Colei che per privilegio singolarissimo – in previsione dei meriti del suo Figlio – non ha ricevuto quell’eredità che ogni uomo e ogni donna porta con sé in seguito a quel peccato dei nostri progenitori, peccato di cui abbiamo ascoltato il racconto dalla prima lettura odierna.
La festa di oggi ci richiama al significato profondo della vita umana.
La prima lettura ci mostra un uomo e una donna pieni di paura e di vergogna che si nascondono, che fuggono da Dio e un Dio che li cerca, li trova, li riveste.
Hanno peccato, hanno pensato che fosse possibile una vita disancorata da Dio e si sono sbagliati.
Credevano che mangiare il frutto proibito desse loro felicità e si ritrovarono nudi e pieni di vergogna; fuggono, si nascondono, ma Dio li cerca, Dio li trova, Dio li riveste.
Una domanda… una domanda che c’introduce in un nuovo orizzonte di comprensione di questo mistero del peccato della persona umana. Adamo ed Eva fuggono, si nascondono… una domanda: quale luogo può impedire a Dio di trovarli? Quale nascondiglio può impedire a Dio di vederli? Cosa può impedire a Dio – che tutto può – di acchiapparli? Che senso ha questa fuga? Che bello quel salmo che dice:
Dove andare lontano dal tuo spirito, dove fuggire dalla tua presenza? Se salgo in cielo, là tu sei se scendo negli inferi, eccoti. Se prendo le ali dell'aurora per abitare all'estremità del mare, anche lì mi guida la tua mano e mi afferra la tua destra. Se dico: "Almeno l'oscurità mi copra e intorno a me sia la notte"; nemmeno le tenebre per te sono oscure, e la notte è chiara come il giorno;
per te le tenebre sono come luce – Sal 139,7-12
In realtà Adamo ed Eva non fuggono da Dio, non si può sfuggire da Dio, essi fuggono da se stessi, si nascondono a se stessi perché hanno fatto qualche cosa di cui si vergognano, hanno bisogno di un cespuglio, di qualche cosa che li nasconda a se stessi.
Fratelli e sorelle, si può vivere anche una vita dietro un cespuglio, dietro una maschera, dietro una corteccia di esteriorità.
Ma Dio non li lascia così vergognosi e nudi, li chiama: «Adamo, Eva: dove siete?» (cfr. Gen 3,9), li invita a uscir fuori, a farsi vedere nella loro nudità e nella sua immensa misericordia li riveste (cfr. Gen 3,21). Ora che si sono lasciati guardare da Dio, ora possono ritornare a guardarsi senza vergogna: Dio ridona loro dignità.
Non avevano avuto fiducia in Dio, avevano creduto a chi li ingannava, avevano dubitato di Dio, ora pian piano ritornano ad affidarsi a Lui e inizia un lungo cammino verso il recupero di quell’intimità perduta.
Questo accadde alla creazione, agli inizi e per questo venne la morte, venne la sofferenza, venne la concupiscenza, venne la lotta dell’uomo contro se stesso, venne il disordine nel mondo. Ma ora il Signore fa qualcosa di nuovo, fa’ una nuova creazione, fa’ un cielo nuovo e una terra nuova (cfr. Ap 21,1), le primizie di questo nuovo cielo di Dio, di questa nuova terra di Dio sono lì a Nazareth in quella casa di popolo umile, sono racchiuse nel cuore di una piccola donna, Maria: Lei è il nuovo cielo, Lei è la nuova terra di Dio, il nuovo cielo dove Lui vuole abitare e regnare, la nuova terra che Lui vuole fare fruttificare rendendola feconda del suo Santo Spirito.
E così come cercò Adamo, come cercò Eva, cerca anche Lei, le manda un angelo, le manda Gabriele.
Lei non si nasconde, Lei non ha paura delle richieste di Dio, Lei ha fiducia, Lei si abbandona totalmente a quella Parola riconoscendosi per quello che è: “Eccomi, sono la serva del Signore!” (Vangelo). E così riconoscendosi piccola diventa grande, così grande che tutte le generazioni la chiameranno beata (Cfr Lc 1,48).
Inizia così l’opera della redenzione dell’umanità, il suo «SÌ» cancella il vecchio «NO» e come per causa di quello entrò nel mondo il peccato, la morte, la dissipazione della dignità umana, così per mezzo di questo suo «SÌ» entra nel mondo la grazia, cioè la possibilità data ad ogni uomo ed ad ogni donna di diventare come Maria il nuovo cielo e la nuova terra di Dio.
Il suo «SÌ» totale e assoluto permette di far esistere i nostri «SÌ» parziali e incompleti che guardano verso il suo «SÌ» per purificarsi e correggersi.
Solo in quel «SÌ» di Maria la nostra vita umana ritrova significato, dignità, valore. Maria ci svela così il segreto della nostra grandezza, dignità e gloria.
C’è una definizione della persona umana che può aiutarci a comprendere questo:
La persona umana è attesa di Dio… La persona umana è speranza di Dio… La persona umana è desiderio di Dio…
Noi siamo dunque attesa, speranza, desiderio di Dio!
La nostra vita non può trovare significato, valore, dignità fuori di questo orizzonte di Dio: Io esisto dunque perché Dio attende qualcosa da me. Io esisto dunque perché Dio spera qualcosa da me. Io esisto dunque perché Dio desidera qualcosa da me. Dio non attende nulla dalla luna: l’ha fatta e sta lì; Dio non spera nulla dai pesci del mare: li ha fatti e stanno lì; Dio non desidera nulla dalle montagne, dagli alberi, dai fiumi: li ha fatti e stanno lì e fanno esattamente quello che lui ha deciso da sempre che facciano quando li ha inventati nella sua fantasia e li ha creati nella sua potenza. Ma l’uomo no, la donna no: da me…, da te…, da noi, Dio attende qualcosa, Dio spera qualcosa, Dio desidera qualcosa.
C’è un episodio della vita di Michele Magone, che ci può aiutare a capire. Michele era un ragazzo dell’oratorio di Don Bosco, prima di conoscere Don Bosco era un ragazzo di strada, morirà a 14 anni di malattia. Poco tempo prima di morire, durante una vacanza in montagna con Don Bosco, noi oggi li chiamiamo campi-scuola, Don Bosco lo trovò una sera seduto alla finestra che piangeva, piangeva e gli chiese: “Michelino perché piangi?” Sapete come gli rispose? “Piango perché vedo la luna, vedo le stelle che stanno lì nel cielo e sono belle e fanno sempre la volontà di Dio, io invece… quante volte io…, io non l’ho fatta!”
Ecco, celebrare l’Immacolata concezione di Maria significa questo: guardare non una luna, non una stella, ma un essere umano che ha sempre fatto la volontà di Dio, e l’ha sempre fatta con amore, con gioia, con gratitudine, con slancio. La sua risposta alle attese di Dio, alle speranze di Dio, ai desideri di Dio è stata completa, perfetta, piena: non manca in Lei qualcosa che Dio avrebbe voluto che ci fosse, Lei risponde pienamente a tutte le attese di Dio. Per questo la sua vita diventa ricca, diventa piena di valore, di dignità di gloria e Dio in Lei potrà fare l’impossibile.
Per questo Lei diventa feconda, feconda di Dio.
Maria è la primizia della nuova creazione nella quale siamo stati inseriti tutti noi quando mamma e papà ci hanno portato al fonte battesimale: “Che ne sarà di questo bambino? Che ne sarà di questa bambina?” Quante attese, quante speranze, quanti desideri da parte delle nostre mamme, dei nostri papà… Ma abbiamo mai pensato quali erano e quali sono oggi per me, per te, le attese, i desideri, le speranze di Dio?
Ecco allora il compito di Maria nella Chiesa, di cui Lei è Madre: aiutarci a realizzare con gioia, con fiducia i desideri, le speranze, le attese che Dio Padre ha su ciascuno di noi, ripetendo con Lei il suo «SÌ» nella nostra vita, quanto più il mio «SÌ» si avvicinerà al suo, quanto più esso sarà totale e pieno, quanto più io mi abbandonerò con fiducia nelle mani del Padre perché si compia in me il suo disegno, quanto più la mia vita diverrà feconda, feconda di Dio! Infatti quel Gesù che Lei ha concepito lì, mentre diceva il suo «SÌ» a Nazareth, quello stesso Gesù noi Lo abbiamo concepito nella fede ricevuta nel santo Battesimo.
Quel Gesù che in Lei cresceva e diventava uomo e veniva alla luce a Betlemme, quel Gesù che Lei educò e accudì a Nazareth, quello stesso Gesù in noi cresce con l’Eucaristia e la preghiera. Quel Gesù che Lei inseguì lungo le vie della Palestina, raggiunse sotto la Croce, abbracciò morto al Sepolcro e testimoniò risorto e vivo nel Cenacolo, quello stesso Gesù noi testimoniamo e rendiamo presente con la santità della nostra vita.
Ecco, fratelli e sorelle celebrare Maria Immacolata, significa celebrare quello che ciascuno di noi è chiamato ad essere fidandosi di Dio, come Lei si è fidata di Lui e divenne il Suo nuovo cielo e la Sua nuova terra. Ecco il nuovo cielo, ecco la nuova terra: sei tu, siete voi, sono io, siamo noi, nuovo cielo dove Dio abita, nuova terra dove Dio fa crescere i suoi fiori!
Che bello!!! Che bello!!! Ma non perché sono belle parole, non sono solo belle parole, sono qualcosa di più, sono verità da credere, verità da amare, verità da vivere e allora, nell’esperienza di un «SÌ» quotidiano, ripetuto nel piccolo tran tran della nostra piccola esistenza, Dio ci donerà l’esperienza della fecondità, di una vita divinamente feconda, feconda di Gesù e con Lei, con Maria, non finiremo mai di ripetere al buon Dio, Padre nostro buono: “Grandi cose Tu hai fatto in me (Lc 1,49) che ho creduto in Te!”.
Amen. j.m.j.
Solennità dell’Assunzione al Cielo della B. V. Maria Omelia
“Grandi cose ha fatto in me l’onnipotente!”
Carissimi fratelli e sorelle,
celebriamo oggi la principale tra le celebrazioni liturgiche in onore di Maria SSma. Come ogni anno, però questa celebrazione viene un po’ sminuita dal clima afoso, vacanziero e spensierato di agosto, per cui ordinariamente nelle nostre comunità cristiane viene celebrata con più solennità l’Immacolata Concezione l’8 dicembre.
Oggi celebriamo la «Pasqua di Maria», come la definiscono i nostri fratelli orientali, la Chiesa da tempi lontani ha celebrato la gloria di Maria Santissima, la sua «assunzione al cielo» per opera del Figlio suo Gesù. Maria, cioè, partecipa della stessa gloria di Cristo ed è per la Chiesa e per ciascuno di noi premessa e promessa per la nostra risurrezione nell’ultimo giorno. Pio XII nel 1950 definì che «la beata Vergine Maria, terminato il corso della sua vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo»; e il Concilio Vaticano II aggiunse: «perché fosse più pienamente conformata col Figlio suo, Signore dei dominanti e vincitore del peccato e della morte» (LG 59).
Celebrando dunque l’Assunzione di Maria, noi celebriamo lo splendore della risurrezione del Cristo, “primizia di coloro che sono morti” (Seconda lettura). La certezza di fede che Cristo ha vinto la morte oggi in Maria ha un’ulteriore conferma in quanto viene assunta al Cielo in corpo e anima. “Ella è la gloria di Cristo. Cristo si glorifica in Lei, come il Padre si è glorificato in Lui. Tutta la gloria del corpo risorto di Cristo si riflette nel corpo di Maria. La tradizione cristiana paragona la bellezza di Maria alla bellezza della luna [pulchra ut luna]. L’immagine è profonda: come la luce della luna è una luce riflessa della luce del sole, così l’assunzione al cielo di Maria è la luce riflessa della risurrezione di Gesù” (Mons. Carlo Caffarra – Assunta 2000).
Detto questo vorrei ora fermarmi nella considerazione di tre punti:
Il primo: La lotta tra la donna e la bestia di cui ci ha parlato la prima lettura. Nel suo tipico linguaggio simbolico, Giovanni nella sua Apocalisse ci parla di questa misteriosa “Donna vestita di sole”, sappiamo bene come con quest’immagine egli volesse indicare la Chiesa nel suo travaglio di donare Cristo al mondo che non ne vuole sapere di Lui e le fa guerra. Da sempre, i Padri e i Maestri di spiritualità hanno letto quest’immagine anche in riferimento di Maria che di questa Chiesa è Madre e icona perfetta. Non fa male qui ricordare quel brano stupendo del B. Isacco della Stella che dice:
– Il Cristo è unico, perché Capo e Corpo formano un tutt'uno. Il Cristo è unico perché è figlio di un unico Dio in cielo e di un'unica madre in terra. Si hanno insieme molti figli e un solo figlio. Come infatti Capo e membra sono insieme un solo figlio e molti figli, così Maria e la Chiesa sono una sola e molte madri, una sola e molte vergini. Ambedue madri, ambedue vergini, ambedue concepiscono per opera dello Spirito Santo senza concupiscenza, ambedue danno al Padre figli senza peccato. Maria senza alcun peccato ha generato al corpo il Capo, la Chiesa nella remissione di tutti i peccati ha partorito al Capo il corpo. Tutt'e due sono madri di Cristo, ma nessuna delle due genera il tutto senza l'altra. Perciò giustamente nelle Scritture divinamente ispirate quel ch'è detto in generale della vergine madre Chiesa, s'intende singolarmente della vergine madre Maria; e quel che si dice in modo speciale della vergine madre Maria, va riferito in generale alla vergine madre Chiesa; e quanto si dice d'una delle due, può essere inteso indifferentemente dell'una e dell'altra –
E così, come appena nato Gesù, si scatenò l’ira di Erode che Lo cercava per ucciderLo, così l’opera dell’evangelizzazione del mondo operata dalla Chiesa per mezzo della quale vuol far nascere Gesù nei cuori degli uomini e delle donne di ogni tempo e luogo, viene osteggiata e perseguitata dalle forze tenebrose di questo mondo che non vogliono piegare le propria ginocchia davanti al Re dei re.
Maria Assunta al Cielo, allora, ci ricorda che abbiamo da combattere una lotta durissima e che non si è cristiani senza sforzo, impegno, combattimento spirituale. Maria ci è a fianco in questa lotta come lo fu a fianco del suo Gesù, come donna forte che ci insegna e ci aiuta ad essere forti quando il peso della croce si fa sentire e i chiodi cominciano a penetrare i nostri arti inondandoci di dolore. Lei è lì, accanto a noi aiutandoci a tenere fermi le mani, fermi i piedi mentre vengono inchiodati al legno con Gesù. E Lei che schiacciò il serpente antico, lo continua a schiacciare nel cuore dei suoi figli che preferendo il bene al male, la santità al peccato, la purezza alla malizia, l’amore all’odio, il servizio umile all’arroganza del potere, l’umiliazione alla superbia, hanno deciso con fermezza di stare crocifissi con Gesù piuttosto che gaudenti con il mondo.
Il secondo: Il cantico di lode e di ringraziamento di Maria al Padre in occasione della visita a sua cugina Elisabetta. Maria ringrazia il Padre “perché ha guardato l’umiltà della sua serva”, ha guardato il suo nulla e l’ha fatta grande: “Chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato” (Lc 14,11). In questo mondo sempre più arrogante, presuntuoso, prepotente, Maria ci insegna l’umiltà, il farsi piccoli e riconoscersi tali con gioia. Maria era perfettamente consapevole del proprio essere nulla e niente senza Dio e gioiosa di questo ringraziava il suo Signore che la guardava con amore e le donava di essere la Mamma del suo Figlio Gesù. Maria scoppiava di gioia per questo e Dio la esaltava al di là di ogni immaginazione perché totalmente aperta e disponibile alla sua volontà, libera da ogni pretesa, gioiosa di essere creatura in tutto dipendente dal suo Creatore. Impariamo, impariamo da Maria a riconoscerci guardati con amore da Dio Padre che anche a noi, come a Lei, ci consegna suo Figlio Gesù perché cresca nel nostro cuore e possa manifestarsi al mondo attraverso la santità della nostra vita: ora che Lui è lassù alla destra del Padre, possa continuare a camminare quaggiù attraverso i nostri piedi, possa continuare a fare del bene a tutti attraverso le nostre mani, possa continuare a sorridere attraverso il nostro volto, continuare a intenerirsi, a compatire e ad amare attraverso il nostro povero e così piccolo cuore che Lui dilata e apre all’amore.
Il terzo: Celebrare l’assunzione al Cielo in corpo e anima di Maria significa affermare con forza il valore cristiano della corporeità umana per cui noi crediamo che non ci apparteniamo essendo “stati pagati a caro prezzo” (1Cor 6,19-20), che apparteniamo al Signore, che i nostri corpi sono membra del corpo di Cristo (cf 1Cor 6,15). Principio fondamentale della teologia cristiana della corporeità che ci dice che la persona umana non “ha” un corpo, bensì “è” un corpo, la persona umana esiste, si esprime, vive nella dimensione corporale del tutto speciale di una corporeità informata, vivificata dallo spirito, dall’anima.
– “La celebrazione odierna diventa allora luce che trasforma la nostra mente, perché non ci conformiamo alla mentalità odierna che del corpo umano non ha più nessun rispetto. Essa infatti ha separato il corpo della persona, riducendolo così ad un oggetto di cui fare uso ed ha separato l’esercizio della sessualità dall’amore coniugale, riducendola ad un “gioco” privo di ogni serietà” –
Mons. Carlo Caffarra.
Per questo celebrare nella verità questa festa oggi per noi significa anche festeggiare la virtù della castità che accompagna il cristiano in tutte le tappe del proprio cammino in quanto essa è una virtù di tutti e di tutti gli stadi dell’esistenza, che in tutti prende la sua colorazione particolare in base allo stato di vita che si vive. La castità che significa verginità nella fanciullezza, nell’adolescenza, nel celibe, nella nubile, nel fidanzamento, nella scelta verginale per il regno dei Cieli, che significa amore fecondo e aperto alla vita per chi vive lo stato matrimoniale, che significa continenza nella vedovanza. Essere devoti di Maria Vergine significa avere in grande conto questi valori cristiani.
Ma chi può annunciare all’uomo e alla donna di oggi, ai giovani di oggi questa esigenza evangelica? In questo clima pansessualistico che ci immerge? Siamo noi… siamo noi – carissimi fratelli e sorelle – quelli che hanno questo compito. Vedete, le virtù cristiane non sono frutto primariamente di un nostro sforzo personale, non sono frutto primariamente di un impegno della nostra volontà, non sono frutto primariamente di una ferma nostra decisione, no! Le virtù cristiane e quindi la nostra castità, la nostra verginità sono frutto innanzi tutto e prima di tutto della presenza in noi di Gesù vivo e Gesù vivendo in noi fa vivere in noi le Sue, le Sue – non le nostre! – virtù. E allora – carissimi fratelli e sorelle – permettiamo a Gesù di vivere in noi, questo deve essere il nostro deciso impegno, questo deve essere il nostro sforzo continuo, permettere a Gesù di vivere in noi di crescere in noi, di maturare in noi e allora noi vedremo la Sua verginità fiorire in noi insieme a tutte le Sue altre virtù. Ci avete mai pensato che è proprio per questo che ci comunichiamo al Suo Corpo e al Suo Sangue? È l’Eucarestia che ci verginizza! È l’Eucarestia che ci fa casti! È l’Eucarestia che rende limpidi i nostri occhi! È proprio per questo che facciamo la Comunione: perché Gesù viva in noi la sua vita di Figlio di Dio e si faccia conoscere al mondo attraverso noi, attraverso le nostre persone e quindi attraverso i nostri corpi vergini, attraverso i nostri corpi casti!
Chiediamo per questo aiuto a Maria, Lei è esperta proprio in questo, nel far vivere Gesù, nel farLo crescere, nel darLo al mondo. Ci aiuti Lei a disporre i nostri cuori, le nostre anime, i nostri corpi, le nostre persone ad accogliere in noi quella stessa Potenza d’Amore che la rese feconda di Lui nella sua verginità e vedremo fiorire in noi come in Lei, Gesù Vergine, Gesù Casto, Gesù Buono e non potremo così non magnificare con Lei il Signore perché in noi come in Lei ha fatto e fa grandi cose!
Amen. j.m.j.
MARIA MADRE DI DIO – PRIMO SCHEMA
“E TROVARONO MARIA E GIUSEPPE E IL BAMBINO!”
Carissimi fratelli e sorelle,
iniziamo questo nuovo anno, dono del Signore, come ormai consuetudine della Chiesa, guardando Maria e la sua divina maternità. Maria Madre di Dio che dona al mondo il Salvatore di tutti, con Lei preghiamo il Padre che doni a questo mondo la pace. Guardiamo Maria e chiediamo allo Spirito Santo che ci introduca in una profonda e autentica devozione verso la Gran Madre di Dio e Madre nostra.
L'esperienza della maternità nella donna è certamente una delle esperienze più significative, più forti, più spirituali che un essere umano possa avere. Una nuova vita che pulsa in te, un piccolo essere che ogni giorno diventa più grande, che cresce e cresce in te. Una piccola creatura indifesa, totalmente affidata a te, alle tue cure, al tuo amore, al tuo affetto. Ha bisogno di te per vivere, la sua vita è legata alla tua, prende il nutrimento da te, ogni tua emozione ha un'eco in lei.
La maternità umana è certamente la più alta tra le esperienze umane e in quanto tale è un'altissima esperienza spirituale. Forse è per questo che la donna è più portata per la vita spirituale che l'uomo, l'esperienza della maternità non può non segnarla in profondità.
Che mistero la nascita di un nuovo piccolo essere umano! E' una cosa così grande, così bella!
Ma la maternità di Maria è qualcosa che va al di là di questa grandezza e bellezza, perché quel piccolo essere che Lei concepisce e che in Lei prende i lineamenti di uomo è il Figlio di Dio. Per questo cosa voglia dire essere "mamma" è cosa difficile spiegare, è un mistero, ma cosa vuol dire essere "Mamma di Dio" è un mistero talmente grande che ci vengono le vertigini (san Massimiliano Maria Kolbe).
Lei genera nel tempo Colui che è senza tempo. Lei può chiamare il Verbo nello stesso modo in cui Lo chiama il Padre: «Figlio mio!»
Di fronte a questa grandezza di mistero una certa teologia del passato vedeva in questo privilegio di Maria la sorgente di tutta la sua grandezza e bellezza, di tutti i doni da Lei ricevuti dal buon Dio, di tutti i suoi privilegi. La maternità di Maria era visto come il principio teologico fondamentale che permette di introdursi nel mistero di Maria. Questo però diede occasione di presentare una visione di Maria alta, eterea, grandiosa, ma forse un po' troppo distante dalla nostra vita di ogni giorno dove invece Maria dovrebbe essere più presente.
Una riflessione teologica più recente invece vede il principio teologico fondamentale per la comprensione del mistero di Maria non più nella sua maternità divina, bensì nella sua VERGINITA', verginità intesa essenzialmente come la sua disponibilità totale a Dio, come la sua apertura assoluta a Dio, come la sua accoglienza perfetta di Dio nella sua vita.
Maria dunque non è Vergine perché doveva essere Madre, ma diventa Madre perché Vergine e prima ancora di concepire il Verbo Divino nel suo grembo Lo aveva già concepito nel suo Cuore.
Cioè la Verginità di Maria non è un qualcosa che Maria ha ricevuto in regalo dal Signore perché doveva diventare la Madre di Dio, ma Lei diventa la Madre di Dio appunto perché VERGINE. In altre parole, la Verginità di Maria non è causata dal fatto che Lei avrebbe dovuto concepire e partorire il Dio incarnato, ma Lei concepisce e partorisce il Verbo Incarnato proprio perché Vergine, la Verginità è quindi causa della fecondità divina di Maria! È grande questo mistero!
Il principio teologico fondamentale per la comprensione del mistero di Maria è la sua VERGINITA' e questo approfondimento avvicina tanto Maria a noi e alla nostra vita di ogni giorno perché nessuno potrà mai più dare al mondo il Verbo fatto carne, ma tutti noi possiamo e dobbiamo essere Vergini e diventare quindi fecondi del Verbo nel nostro spirito, nell’intimo della nostra persona dove “Lui deve crescere e noi diminuire”(Gv 3,30)
Per questo quando un giorno, questo Bambino che Maria oggi porge ai pastori, un giorno predicando lungo le strade della Palestina, Lo chiameranno dicendo: «Fuori c'è tua mamma con i tuoi parenti», Lui dirà: «I miei parenti veri non sono loro. Mia fratello, mia sorella e madre è chi ascolta la parola del Padre mio e l'osserva» (cfr. Mt 12,46ss). Qui il Figlio della Vergine ci mostra la vera grandezza di Maria e ci addita la sua Verginità, cioè il suo essere stata Colei che ha ascoltato e aderito alla volontà del Padre. E quando quella donna del popolo lo benedisse dicendo: «Beato il ventre che ti ha portato e il seno che ti ha allattato», Lui dirà: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e l'osservano» (Lc 11,27-28).
Maria ci è vicina quindi con la sua VERGINITA' perché tutti noi possiamo diventare VERGINI come Lei aprendoci come lei con amore alla volontà del Padre su di noi. A Lei dunque noi andiamo per comprendere e vivere la Verginità, la nostra apertura e disponibilità totale alla parola di Dio.
Cerchiamo di entrare in profondità nel Mistero dell'Incarnazione, cos'è accaduto?
Per mezzo di Maria
- l'Invisibile per essenza diventa Visibile
- l'Irragiungibile si lasca abbracciare
- Dio si spoglia della gloria della sua divinità per vestirsi della nostra povertà umana
Noi abitualmente leggiamo questo evento alla luce dell'"Emanuele" del "Dio con noi", del Dio che si fa vicino, dato che prima era impossibile vederlo, ora che in Gesù noi vediamo il Padre . (cfr. Gv 14,9) diciamo anche che Dio si è fatto vicino a noi, in realtà – mistero del paradosso – con l'Incarnazione Dio crea con la sua creatura umana una distanza che prima non c'era! Difficilmente pensiamo a questo, difficilmente meditiamo questo ed è per questo che non capiamo in profondità la Maternità di Maria e ne cogliamo solo l'aspetto esteriore eclatante, ma ci lasciamo sfuggire l'aspetto interiore più profondo e più importante ancora del fatto che il suo ovulo sia stato fecondato dallo Spirito Santo.
Cerchiamo di capire: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono l'unico Dio che sussiste nelle loro Tre Persone, la Trinità SSma ha creato ogni cosa e ogni cosa esiste perché il Padre l'ha creato per mezzo del Figlio nello Spirito Santo, la Trinità opera tutto così: Il Padre fa tutto per mezzo del Figlio, nello Spirito Santo. Il Padre genera il Figlio dall'eternità e dall'eternità Lo ama, lo sguardo d'amore con cui il Padre guarda compiaciuto il Figlio e lo sguardo d'amore con cui il Figlio guarda estasiato il Padre è la Persona divina dello Spirito Santo. Ora, i Tre non solo sono all'origine dell'esistenza di tutto ciò che esiste, ma anche sono presenti in ogni cosa che esiste con la loro potenza che sostenta ogni cosa: "Come potrebbe sussistere una cosa se tu non vuoi?" (Sap 11,25) per cui Dio Trinità è presente in ogni cosa perché ogni cosa in Dio vive, si muove ed esiste (cfr At 17,28). Per questo il Figlio con il Padre e il loro Santo Spirito d'Amore sono sempre presenti nell'intimo del più intimo di ogni cosa e quindi anche della persona umana.
Prendendo forma umana il Figlio ha quindi creato una distanza tra noi e Lui che prima non c'era, ma ha creato questa distanza perché noi scoprissimo quella presenza più intima nel nostro intimo.
Ora, attenti, questa presenza intima nell'intimo della sua creatura è universale, ogni creatura è portatrice di questa presenza, per questo noi possiamo cogliere la presenza di Dio in tutte le creature, ma nella persona umana questa presenza non è solo una presenza di potenza che fa esistere e mantiene all'esistenza, ma è anche una presenza di amore, di relazione d'amore. L'uomo è stato creato da Dio per tessere una intima relazione d'amore con Lui.
La persona umana entra in questa intima relazione d'amore con lui attraverso la porta della FEDE, infatti "senza la fede è impossibile essere graditi a Dio" (Eb 11,6) la Fede apre la persona alla ricerca e all'ascolto di Dio e della sua volontà, la persona che accoglie con apertura e disponibilità la volontà di Dio su di lei inizia la relazione intima d'amore con la Trinità: lo Spirito Santo rende questa persona umana feconda del Verbo, del Figlio.
Ecco perché diciamo che Maria concepì il Verbo prima nella mente e quindi nella carne, diciamo cioè che il Figlio era in Lei presente nella sua divinità prima ancora che lo fosse nella sua umanità assunta, presente non semplicemente di una presenza di potenza che sostiene l'essere, ma presente di una presenza di amore, di intima amicizia. Per cui il Figlio non cresceva solo fisicamente nel seno di Maria e poi nella sua casa di Nazareth, ma cresceva anche nel cuore di Maria con la sua presenza di grazia, per cui Maria camminò lungo il sentiero delle fede e maturò in essa una conoscenza sempre più profonda e amorosa del Figlio che in Lei si rendeva sempre più presente nella sua anima.
Ora se noi ci limitiamo ad ammirare Maria solo per la generazione secondo la carne del Figlio di Dio non abbiamo ancora capito il segreto di Maria, la sua grandezza, la sua dignità che consiste nell'aver generato in sé il Figlio nella sua anima prima ancora che nel suo ventre.
Occorre che facciamo il passaggio da una conoscenza carnale di Gesù e del suo vangelo (cfr. 2Cor 5,16) ad una conoscenza spirituale più profonda.
Si tratta di comprendere come l'annuncio della salvezza non è semplicemente annunciare Cristo, ma «Cristo in voi!» questo è il mistero nascosto (cfr. Col 1,27). Essere cristiani non è tanto seguire Qualcuno, ma permettere a Qualcuno di vivere in noi e attraverso noi salvare questa umanità.
Prima della sua Passione Gesù dirà ai suoi che è un bene che Lui ritorni al Padre perché altrimenti non verrà lo Spirito Santo (cfr. Gv 16,7) e prima di ascendere al cielo dirà: «Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo» (Mt 28,20). Se Gesù dopo la resurrezione fosse rimasto per sempre in mezzo a noi, noi saremmo rimasti ancora legati a Gesù per una conoscenza secondo la carne (cfr. 2Cor 5,16), è per questo che è asceso al cielo e non lo vediamo più, per permetterci una conoscenza spirituale di Lui.
Chiediamo dunque a Maria, nostra Maestra Spirituale, che ci insegni ad aprirci come Lei allo Spirito per poter avere la gioia dell'esperienza di diventare come Lei, fecondi di Dio per generarLo al mondo attraverso una vita santa.
Amen. j.m.j.
MARIA MADRE DI DIO – SECONDO SCHEMA
“E TROVARONO MARIA E GIUSEPPE E IL BAMBINO!”
Carissimi fratelli e sorelle,
celebriamo con gioia oggi Maria Madre di Dio affidando così al suo sguardo materno tutto questo nuovo anno che si apre a noi in questo giorno.
È il titolo più alto, più prestigioso, più sublime con cui chiamiamo Maria: Madre di Dio.
Ci volle un Concilio per poterlo fare senza paura e difficoltà. Infatti alcuni pensavano che non si potesse chiamare così la Vergine di Nazareth perché Dio non può avere una madre, non può essere generato nel tempo. L’unica generazione in seno all’intimità di Dio è quella del Verbo eternamente generato dal Padre: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato non creato, della stessa sostanza del Padre.
Così diversi pensavano che non si dovesse chiamare Maria Madre di Dio, ma semmai Madre del Cristo, Madre di Gesù, la Chiesa però reagì a questa paura e proclamò solennemente Maria Madre di Dio nel Concilio di Efeso del 431 che ebbe come protagonista e grande araldo e difensore della maternità divina di Maria san Cirillo di Alessandria.
Ma cosa si nascondeva nel timore e nel rifiuto di chiamare Maria Madre di Dio? E perché la Chiesa reagì con tanta forza verso coloro che non ammettevano questo titolo mariano?
La motivazione era dovuta al fatto che era in gioco la FEDE, la fede nel mistero della Persona di Gesù Cristo, infatti se Maria non si poteva chiamare Madre di Dio, significava che Gesù Cristo non era Dio.
Toccare Maria significa inevitabilmente toccare il mistero del suo Figlio Gesù Cristo, Maria infatti è la Custode del mistero che si racchiude nel suo Figlio.
Non volevano che si chiamasse Maria Madre di Dio perché non riconoscevano Gesù Cristo come Dio. Ne parlavano come un grande personaggio, santo, profeta, giusto nel quale era venuto ad abitare il Verbo, il Figlio di Dio cioè abitava nel figlio di Maria, ma non era il figlio di Maria. Un po’ quello che è successo a ciascuno di noi dopo aver ricevuto il santo Battesimo: la grazia di Dio ci comunica una presenza intima del Figlio di Dio, del Verbo, noi poi con il cammino cristiano di fede, speranza e carità ci conformiamo e trasformiamo sempre più nel Figlio di Dio, ma rimanendo sempre “noi stessi” e “Lui” in noi: due persone, la nostra persona umana e la sua divina.
Ecco, affermavano più o meno questo anche di Gesù: un grande uomo, ma non era Dio, Dio era in lui, sì, ma non era lui, in lui così ci sarebbero state due persone: quella del Figlio di Dio e quella dell’uomo Gesù.
Ma vorrei che ci chiedessimo perché costoro con a capo un certo Nestorio non ammettevano la divinità di Gesù e perché la Chiesa ci tenne e ci tiene così tanto a che questa verità di fede non venga sminuita o falsata.
Non credevano alla divinità di Gesù Cristo perché questa verità non è spiegabile razionalmente, la mente umana non la capisce e quindi è portata a rifiutarla, tutto sarebbe più semplice e comprensibile se Gesù non fosse Dio. Come spiegare che questo Bambino che Maria avvolge in fasce è Dio? Da quando in qua Dio si lascia fasciare? E poi… questo Bambino che cresce e si sviluppa come uomo adulto (cfr. Lc 2,40): ma Dio non cresce né diminuisce, Dio è perfettamente immutabile, come può mutare? Inoltre questo Gesù si fa mettere le mani addosso, incatenare, sputacchiare, sbeffeggiare, inchiodare ad un legno… se fosse stato Dio non avrebbero potuto fare tutto questo: Dio è invincibile. E poi morire! Se fosse stato veramente Dio doveva scendere dalla croce (cfr. Mt 27,40) e spezzare le ginocchia a tutti quanti, e invece Gesù muore vinto e sconfitto: Dio non può morire, è eterno! Se Gesù fosse veramente Dio significherebbe che è tutta la sua passione e morte è stata una finzione, significherebbe che è tutta una commedia perché Lui non può aver veramente sofferto perché Dio non può soffrire, se Gesù ha sofferto ed è veramente morto, ne consegue che non può essere Dio.
Allora vedete che affermare che Maria non è Madre di Dio, ma Madre di Gesù rende tutto più semplice alla nostra limitata intelligenza umana affermando che Gesù ha veramente sofferto, che è stato un grande sant’uomo, un profeta attraverso il quale Dio ha parlato, ma che non era Dio.
Ma non è così. In Gesù non ci sono due persone, una umana e una divina, Lui è l’unica Persona del Figlio di Dio che in Maria ha assunto una natura umana. L’ovulo di Maria fecondato dallo Spirito Santo rende presente il Figlio di Dio in una vera umanità assunta.
È vero che Dio è immutabile, che non può soffrire, che nessuno può avvolgere in fasce, Dio in se stesso è così, ma Dio ha voluto, in una follia d’amore per la sua creatura, uscire fuori di sé e subire quello che in quanto Dio non poteva subire: sofferenza, umiliazione, morte e tutti i limiti della natura umana, di ogni uomo che nel suo nascere, crescere, maturare e morire, ha bisogno di una famiglia, di una mamma da cui prendere il latte, di un papà che lo difenda (cfr. Mt 2,14), ha bisogno di affetto, di amici (cfr. Gv 11,5), di sentirsi amato da qualcuno che gli stia vicino nei momenti di difficoltà (cfr. Mt 26,38) e che l’accompagni nel momento della morte (cfr. Gv 19,25), di qualcuno che abbia cura del suo corpo morto e che lo seppellisca quando muore (cfr. Gv 19,38-42).
Dio ha voluto poter esperimentare tutto questo spogliandosi della sua veste di Dio per prendere il nostro povero vestito di uomini (cfr. Fil 2,7) e vivere così come noi, uomo come noi, soffrire come noi, anzi più di noi perché soffrire da parte di una persona umana è un conto, ma soffrire da parte di una Persona Divina è un altro conto: si tratta di una sofferenza infinitamente trascendente e superiore ad ogni sofferenza umana possibile. In più Egli scelse per sé quelle sofferenze che l’umanità del tempo in cui volle nascere riservavano per coloro che ritenevano essere i più grandi malfattori e morire così come l’ultimo degli uomini in mezzo alla derisione di tutti, Lui Dio! Sì, Dio ha sofferto, la passione di Gesù non è stata una commedia, né Gesù è stato una controfigura di Dio, ma Gesù è Dio che tutto questo ha voluto subire per salvare l’umanità dal di dentro e poterle mendicarle amore. Sì, l’immenso amore che Dio ci porta Lo ha reso così fragile da farsi uomo per mendicarci amore!
Se Gesù non fosse stato Dio non poteva salvare l’umanità, l’umanità continuerebbe ad essere nel peccato, perché nessun uomo avrebbe mai potuto riparare l’offesa fatta a Dio, Gesù ci salva perché è veramente uomo e veramente Dio.
Maria è custode di tutto questo mistero nel quale siamo tutti coinvolti, Lei ben sa che Lui è il Figlio Dio perché non l’ha avuto da uomo! Carissimi fratelli e sorelle, guardando oggi Maria Madre di Dio siamo invitati e stimolati dallo Spirito Santo a diversi atteggiamenti.
Il primo è quello di un grande senso di ringraziamento a Dio per la Chiesa che come Maria custodisce il mistero di Gesù, custodisce la VERITÀ su Gesù. Purtroppo uno degli atteggiamenti più comunemente diffusi nei cristiani moderni è un disinteresse verso le verità del nostro CREDO: ma sì, che importa se Gesù è Dio o un grande uomo dove abita Dio, l’importante è che ci vogliamo bene, l’importante è credere in qualcosa che poi tu lo chiami Gesù Cristo e un altro Budda… l’importante è che non ci facciamo esplodere con qualche bomba per questo… A che serve la verità? E chi può assicurarmi di essere nella verità? Non è forse vero che questo è un atteggiamento molto diffuso? Atteggiamento che porta poi a non tener conto di nessuna indicazione della Chiesa su quanto riguarda il contenuto della fede, la disciplina dei sacramenti e la vita morale. Ognuno vuol essere libero di pensare, credere e fare quello che gli pare senza che nessuno possa dirgli nulla in nome della libertà della propria coscienza di credente. Ma ci sarebbe da vedere se si tratta di coscienza o di incoscienza, di una coscienza cioè di un cristiano che ha rinunciato alla verità per l’opinione, che magari continua ogni domenica a recitare il Credo con le labbra, ma non con il cuore avendo optato per una fede personale che l’autogiustifica scusandolo dei suoi attaccamenti, ma non la salva per nulla, perché solo “la verità ci fa liberi” (Gv 8,32), non certo un comodo “secondo me”. Carissimi fratelli e sorelle chiudere la porta ad un simile atteggiamento è importante. Vedete, la conversione a Dio, al vero Dio per essere vera, autentica non può essere semplice conversione del nostro cuore, dei nostri sentimenti, occorre che questa conversione sia fondata ed edificata sulla conversione della nostra mente, della nostra intelligenza che deve inchinarsi e assoggettarsi alla verità di Dio. Se la nostra intelligenza non fa questo, la nostra conversione è molto dubbia e noi siamo un po’ come Ponzio Pilato, che snobbando la verità (cfr. Gv 18,38) finì non solo ad acconsentire a crocifiggere la “Verità” (Gv 14,6) ingiustamente, ma di più La fece anche flagellare! (Cfr. Gv 19,1).
Allora, oggi Maria Madre di Dio ricorda a tutti noi l’importanza del catechismo, l’importanza cioè di possedere nel nostro cuore non solo un sincero sentimento di amore, ma anche un forte attaccamento alla verità su questo Bambino e su quanto è necessario sapere e vivere per salvarsi, su quanto Lui ci ha insegnato e che la Chiesa custodisce nel DEPOSITO DELLA NOSTRA FEDE. Abbiamo un anno davanti prendiamo in questo nuovo anno l’impegno di conoscere di più il mistero di Gesù e di diventare un cristiano adulto, una cristiana adulta che sa in Chi crede e cosa crede e che sa rispondere a chi gli chiede o le chiede ragione della propria fede (cfr. 1Pt 3,15).
Un secondo atteggiamento che questa festa di Maria speriamo susciti maggiormente nel nostro intimo è un grande, immenso senso di stupore, di meraviglia che mi sconvolga il cuore e la mente in profondità: questo Bambino che Maria avvolge in fasce e pone in una mangiatoia, questo Bambino che Lei allatta al suo seno immacolato, questo Bambino che Lei porge a Giuseppe, ai pastori e ai magi, questo Bambino è Dio venuto a soffrire e morire per me! Come tutto cambia quando la nostra vita viene illuminata da questa fede. Come i pastori ritornano al loro gregge e alla loro vita di sempre, ma sono cambiati nel loro intimo perché si sono incontrati con quel Bambino, hanno visto, preso in braccio e baciato quel Bambino, non sono più gli stessi, la loro vita è diversa perché loro sono diversi! Così avvenga anche in noi che oggi riceviamo come i pastori lo stesso Bambino, il Figlio di Dio e Figlio di Maria, Lo riceviamo attraverso la mediazione della Chiesa che estendendo nel tempo la maternità divina di Maria ci porge lo stesso Bambino Gesù nei suoi Sacramenti dove quel Bambino si lascia toccare e prendere in braccio nel santo Battesimo, ci ristringe al suo cuore nella santa Confessione e ci bacia nella santa Comunione.
Un terzo atteggiamento che Maria Madre di Dio oggi vuole stimolare in noi porgendo a ciascuno di noi quel Bambino che tiene in braccio, è un grande senso di speranza, di ottimismo, di fiducia verso questo nuovo anno che oggi si apre, perché questo Bambino ci ha rivelato il senso profondo della nostra esistenza e quindi del tempo che scorre, che passa e non ritorna e che trova in Lui il suo senso profondo. La nostra vita ha un senso perché questo Bambino è venuto ad annunciarci che siamo amati da Dio perché siamo suoi figli in Lui e in Lui ci ha pensati, desiderati e creati. Per questo guardando Lui e accostandoci sempre più a Lui scopriamo la nostra vera identità e il nostro autentico volto personale.
E, infine, atteggiamenti e sentimenti di pace. Questo Bambino che prende il latte dalla Vergine è la nostra pace, nasce, vive, muore e risorge per donarci la pace, l’intima pace di saperci perdonati dal Padre che ci ha talmente amati da regalarci suo Figlio; la pace fraterna che siamo chiamati da questo Bambino a regalare sempre e comunque ai nostri fratelli così come Lui ci ha insegnato soprattutto perdonando coloro che l’avevano condannato e inchiodato (cfr. Lc 23,34); la pace che invochiamo sul nostro povero mondo implorando che finalmente questo Bambino venga accolto e riconosciuto da tutti come l’Unico che possa insegnarci la via della pace! Amen. j.m.j.
VERGINE E MADRE
Carissimi fratelli e sorelle,
iniziamo questo nuovo anno, dono del Signore, come ormai consuetudine della Chiesa, guardando Maria e la sua divina maternità. Maria Madre di Dio che dona al mondo il Salvatore di tutti e con Lei imploriamo il Padre che doni a questo mondo martoriato la pace (prima lettura). Guardiamo Maria e chiediamo allo Spirito Santo che ci introduca in una profonda e autentica devozione verso la Gran Madre di Dio e Madre nostra.
L'esperienza della maternità nella donna è certamente una delle esperienze più significative, più forti, più spirituali che un essere umano possa avere. Una nuova vita che pulsa in te, un piccolo essere che ogni giorno diventa più grande, che cresce e cresce in te. Una piccola creatura indifesa, totalmente affidata a te, alle tue cure, al tuo amore, al tuo affetto. Ha bisogno di te per vivere, la sua vita è legata alla tua, prende il nutrimento da te, ogni tua emozione ha un'eco in lei.
La maternità è certamente la più alta tra le esperienze umane e in quanto tale è un'altissima esperienza spirituale. Forse è per questo che la donna è più portata per la vita spirituale che l'uomo, l'esperienza della maternità non può non segnarla in profondità.
Che mistero la nascita di un nuovo piccolo essere umano! È una cosa così grande, così bella!
Ma la maternità di Maria è qualcosa che va al di là di questa grandezza e bellezza, perché quel piccolo essere che Lei concepisce e che in Lei prende i lineamenti di uomo è il Figlio di Dio. Per questo, cosa voglia dire essere "mamma" è cosa difficile spiegare, è un mistero, ma cosa vuol dire essere “Mamma di Dio” è un mistero talmente grande che ci vengono le vertigini (san Massimiliano Maria Kolbe).
Lei genera nel tempo Colui che è senza tempo. Lei può chiamare il Verbo nello stesso modo in cui Lo chiama il Padre: «Figlio mio!»
Di fronte a questa grandezza di mistero, una certa teologia del passato vedeva in questo privilegio di Maria la sorgente di tutta la sua grandezza e bellezza, di tutti i doni da Lei ricevuti dal buon Dio, di tutti i suoi privilegi. La maternità di Maria era vista come il principio teologico fondamentale che permetteva di introdursi nel mistero di Maria. Questo però diede occasione di presentare una visione di Maria alta, eterea, grandiosa, ma forse un po' troppo distante dalla nostra vita di ogni giorno, dove invece Maria dovrebbe essere più presente.
Una riflessione teologica più recente, invece, vede il principio teologico fondamentale per la comprensione del mistero di Maria, non più nella sua maternità divina, bensì nella sua VERGINITÀ, verginità intesa essenzialmente non tanto nel suo aspetto materiale e fisico, bensì nel suo aspetto spirituale profondo riflesso nel suo atteggiamento interiore di completa, assoluta e piena disponibilità a Dio e alle sue istanze nella propria vita. La “verginità spirituale” è proprio questo atteggiamento mariano che ha la sua immagine, la sua icona nel suo “Sì” all’Annunciazione (cf Lc 1,38).
Maria dunque non è Vergine perché doveva essere Madre, ma diventa Madre perché Vergine e prima ancora di concepire il Verbo Divino nel suo grembo Lo aveva già concepito nel suo Cuore. Cioè la Verginità di Maria non è un qualcosa che Maria ha ricevuto in regalo dal Padre perché doveva diventare la Madre del suo Figlio, ma Lei diventa la Madre del Divin Figlio appunto perché VERGINE. In altre parole, la Verginità di Maria non è causata dal fatto che Lei avrebbe dovuto concepire e partorire il Dio incarnato, ma Lei concepisce e partorisce il Verbo Incarnato proprio perché “Vergine”, la verginità è quindi causa della fecondità divina di Maria! È grande questo mistero!
«Gesù stava parlando alle folle e all’improvviso una persona si precipitò da lui e disse: “Maestro, tua madre e i tuoi fratelli (cioè cugini) ti stanno aspettando fuori e ti cercano”. E Gesù disse. “Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli? Se qualcuno fa la volontà di mio Padre in cielo, questi è mio fratello, mia sorella, mia madre” (Mt 12,46ss). Quale profondità!
Gesù stava camminando in mezzo alla folla e una donna che aveva visto ed ascoltato Gesù, visto i miracoli che aveva operato e piena di meraviglia per come aveva parlato, fu così presa da esclamare: “Benedetto il grembo che ti ha portato e il seno che hai succhiato”. E Gesù ribatte immediatamente: “Non diremo piuttosto: beati coloro che ascoltano la parola di Dio e la custodiscono?” (Lc 11,27-28). È da notare qui che la donna stava lodando e benedicendo la “madre” di Gesù, madre in termini carnali; e Gesù immediatamente ribatte dicendo: “Beati sono piuttosto quelli che ascoltano la parola di Dio e la custodiscono”. Poteva Gesù mancare di rispetto a sua madre? Così, nel primo caso, quando Gesù dice: “Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?” Egli sta forse offendendo sua madre? Qui c’è un profondo messaggio da parte della parola di Dio. Ben lontano dall’offendere sua Madre, Egli stava prendendoLa e ponendoLa su un piedistallo più alto. Stava dicendo al popolo o a quella donna che benediceva sua madre: “Tu ragioni di Maria come mia madre in termini carnali. La benedici come mia madre perché mi ha portato nel suo grembo e mi ha allattato al suo seno, ma questa è una comprensione carnale della maternità, una maternità semplicemente corporale. Maria è mia madre in una maniera molto più vera, poiché nessuno ha ascoltato la parola di Dio e l’ha custodita come Lei. Nessuno come Lei ha fatto la volontà del Padre celeste”.
Il modo di relazionarsi con Gesù nel Nuovo Testamento non è mai un relazionarsi di tipo carnale, non è una semplice relazione di carne e di sangue, è una relazione dello Spirito. Noi dobbiamo passare dalla carne allo Spirito se vogliamo capire in maniera vera e profonda la divina maternità di Maria, il suo essere la Madre di Dio. Non possiamo, non dobbiamo rimanere legati e limitati alle categorie puramente corporali e carnali. Certamente Maria è la Madre di Dio, di Gesù secondo il corpo e nella carne, ma noi non riusciamo a scandagliare la profondità della sua maternità rimanendo limitati da questo aspetto».
P. Herberth Alphonso sj – La vera devozione alla Madonna – Conferenza spirituale
Maria con la sua VERGINITÀ è più vicina a noi che per la sua DIVINA MATERNITÀ, perché nessuno di noi potrà mai avere l’esperienza unica che Lei ebbe di concepire il Verbo nella sua carne e rivestirLo di umanità, ma tutti noi possiamo diventare “vergini” nello spirito come Lei, aprendoci come Lei con amore alla volontà del Padre su di noi e possiamo come Lei quindi concepire il Verbo nella nostra anima e permetterGli di manifestarsi al mondo attraverso la nostra povera e sbrindellata umanità. Nessuno di noi potrà mai fasciare il Figlio di Dio e adagiarLo su di una mangiatoia (cf Lc 2,7), ma tutti possiamo avvolgerLo d’amore nel nostro cuore e permetterGli di usarci, di usare la nostra persona per rendersi sensibilmente presente nel mondo: le nostre mani per continuare, Lui, a beneficare tutti; le nostre orecchie per continuare, Lui, ad ascoltare il grido nascosto e silenzioso di chi cerca amore e affetto; i nostri piedi per andare, Lui, incontro alle persone smarrite e bisognose; i nostri occhi per continuare, Lui, a guardare con compassione quest’umanità sempre più ferita e sofferente; il nostro cuore per continuare, Lui, a rendere presente nel mondo un amore più forte dell’odio e della morte.
È il mistero dell’incarnazione che realizzato in pienezza in Maria viene partecipato ed esteso a tutta l’umanità attraverso la mediazione della Chiesa. La Chiesa, attraverso i sacramenti, estende a tutti i tempi e a tutti gli uomini la divina maternità di Maria. Per questo motivo i sacramenti sono gli strumenti con i quali il buon Dio “verginizza” in continuazione i suoi figli, rendendoli partecipi della generazione d’Amore del Verbo.
Maria è nostra Madre e Maestra di vita spirituale, perché con la sua “verginità” perfetta ci aiuta e ci insegna, attraverso la Chiesa, ad essere come Lei, con Lei e in Lei “vergini” che lo Spirito rende fecondi del Verbo.
Duplice è la maternità di Maria nei confronti del Verbo: Lei esperimentò una maternità spirituale e una maternità fisica. Con la sua fede amorosa Maria concepì il Verbo nella mente e all’Annunciazione nella carne. Il Figlio così crebbe non solo fisicamente come embrione – feto – bimbo – fanciullo – uomo adulto, in Maria e accanto a Lei dopo che Lo partorì, ma crebbe anche spiritualmente in Lei con la sua presenza di grazia attraverso il suo cammino di fede e d’amore.
Ora se noi ci limitiamo ad ammirare Maria solo per la generazione secondo la carne del Figlio di Dio, non abbiamo ancora capito il segreto della grandezza di Maria che è stato quello di aver sempre fatto con amore e gioia la volontà del Padre generando così il Verbo nel suo cuore per generazione d’amore.
Occorre che noi facciamo il passaggio da una conoscenza carnale di Gesù e del suo Vangelo (cfr. 2Cor 5,16) ad una conoscenza spirituale più profonda. Si tratta di comprendere come l'annuncio della salvezza non è semplicemente annunciare Gesù Cristo, ma «Gesù Cristo in noi!» questo è il mistero nascosto (cfr. Col 1,27). Essere cristiani non è tanto seguire Qualcuno, ma permettere a Qualcuno di vivere in noi e attraverso noi salvare questa umanità.
Prima della sua Passione Gesù dirà ai suoi che è un bene che Lui ritorni al Padre perché altrimenti non verrà lo Spirito Santo (cfr. Gv 16,7) e prima di ascendere al cielo dirà: «Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo» (Mt 28,20). Se Gesù dopo la resurrezione fosse rimasto per sempre in mezzo a noi, noi saremmo rimasti ancora legati a Gesù per una conoscenza secondo la carne (cfr. 2Cor 5,16), è per questo che è asceso al cielo e non Lo vediamo più: per permetterci una conoscenza spirituale di Lui e adorare così, in Lui, con Lui e per Lui, il Padre che con Lui e nello Spirito ha preso la sua dimora in noi che abbiamo conosciuto e amato Lui (cf Gv 14,15-21).
Chiediamo dunque a Maria, nostra Maestra Spirituale, che ci insegni ad aprirci come Lei allo Spirito per poter avere la gioia dell'esperienza di diventare come Lei, fecondi di Dio per generazione d’amore e partorirLo al mondo attraverso una vita santa.
Amen. j.m.j.
MARIA MADRE DI DIO – QUARTO SCHEMA
MARIA, MADRE DI DIO
Carissimi fratelli e sorelle,
iniziamo questo nuovo anno – come consuetudine della Chiesa – mettendoci sotto il manto materno di Maria SSma che oggi celebriamo nella sua prerogativa unica di essere la Mamma del Dio umanato.
Il titolo di Madre di Dio, pone la Vergine in altezze così sublimi che non possono – se ci riflettiamo bene – non provocarci le vertigini (S. Massimiliano Kolbe). In Lei, infatti, “il Verbo si è fatto carne” (Gv 1,14)! Intrinsecamente legata al mistero dell’Incarnazione che la introduce nel vortice della SSma Trinità, intimamente associata nel tempo alla generazione eterna del Figlio che in Lei viene generato come uomo dallo stesso Spirito che fonde il Padre e il Figlio nell’unico Amore Trinitario.
In Lei si realizza pienamente quello sposalizio di Dio con l’umanità che nella storia del popolo d’Israele ebbe una sua preparazione e prefigurazione (cf Ez 16). È Lei la Sposa tutta bella del suo Diletto del Cantico dei Cantici. Maria corrisponde pienamente a tutte le attese di Dio e Dio in Lei realizzerà di trascendere se stesso. Infatti ogni cosa è e non può non essere ciò che è, in Lei Dio trascende se stesso e diventa ciò che non era, è Dio e diventa uomo, pienamente uomo, non per finta, assume una vera natura umana in un abbassamento abissale di Se Stesso, si spoglia della propria divinità e assume la nostra umanità (cf Fil 2,7) essendo concepito da Maria per opera dello Spirito Santo.
In quanto Dio, avrebbe potuto assumere una vera natura umana senza che fosse concepito da alcuna donna, come l’Adamo primordiale da Lui creato al principio, ma così non volle. Chiediamoci il perché di questa scelta di Dio.
Ha voluto avere una “Mamma” perché se così non fosse stato, noi avremmo sempre sospettato che non fosse un “vero uomo”, ma che avesse solo delle “apparenze umane”, come quando avviene che appaia agli uomini qualche angelo con sembianze umane: si vede l’immagine di un uomo, ma si tratta di un angelo. Non fu così per il Figlio di Dio che non prese le apparenze di un uomo senza esserlo veramente, Egli assunse una vera natura umana, è vero Figlio di Maria. Per questo, con la sua Divina Maternità, la Vergine di Nazareth diventa la custode dell’identità del Figlio: Lei sola sapeva la verità su quel Bimbo che in Lei cresceva, Lei sola sapeva che era il Figlio di Dio e custodiva nel suo cuore questa verità.
È bello oggi, riflettendo sulla divina maternità della Vergine Maria, vedere come ci sia una intima correlazione tra Maria e la Chiesa. Infatti il Figlio di Dio nasce da Maria per essere il “Primogenito di una moltitudine di fratelli” (Rm 8,29) e così “con l'incarnazione il Figlio di Dio si è unito in certo modo ad ogni uomo” (CV2 – Gaudium et spes 22) ed ogni uomo è chiamato nella Chiesa all’unione con Lui per formare con Lui un solo corpo e un solo Spirito: “Noi tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito per formare un solo corpo” (1Cor 12,13). Gesù Cristo quindi “è il Capo del corpo che è la Chiesa” (Col 1,18) e come il Capo non può stare né pensarsi senza le membra che formano il suo corpo, il corpo non può stare e non può pensarsi senza il Capo, Capo e corpo sono un tutt’uno vivente, animato e unificato dall’unico Spirito.
Dunque Colei che ha generato il Figlio come uomo, generando il Capo genera anche il suo Corpo, per questo noi diciamo che Maria divenendo la Madre del Capo della Chiesa, diventa anche Madre del Corpo, non è possibile infatti che il “corpo” non sia generato dalla stessa Madre: unica è la Madre del Cristo, del Cristo Capo e del suo Corpo che è la Chiesa e questa Madre è Maria:
«Il Figlio di Dio è il primogenito tra molti fratelli; essendo unico per natura, mediante la grazia si è associato molti, perché siano uno solo con lui. Infatti «a quanti l'hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio» (Gv 1, 12). Divenuto perciò figlio dell'uomo, ha fatto diventare figli di Dio molti. Se ne è dunque associati molti, lui che è unico nel suo amore e nel suo potere; ed essi, pur essendo molti per generazione carnale, sono con lui uno solo per generazione divina.
Il Cristo è unico, perché Capo e Corpo formano un tutt'uno. Il Cristo è unico perché è figlio di un unico Dio in cielo e di un'unica madre in terra.
Si hanno insieme molti figli e un solo figlio. Come infatti Capo e membra sono insieme un solo figlio e molti figli, così Maria e la Chiesa sono una sola e molte madri, una sola e molte vergini. Ambedue madri, ambedue vergini, ambedue concepiscono per opera dello Spirito santo senza concupiscenza, ambedue danno al Padre figli senza peccato. Maria senza alcun peccato ha generato al corpo il Capo, la Chiesa nella remissione di tutti i peccati ha partorito al Capo il corpo.
Tutt'e due sono madri di Cristo, ma nessuna delle due genera il tutto senza l'altra.
Perciò giustamente nelle Scritture divinamente ispirate quel ch'è detto in generale della vergine madre Chiesa, s'intende singolarmente della vergine madre Maria; e quel che si dice in modo speciale della vergine madre Maria, va riferito in generale alla vergine madre Chiesa; e quanto si dice d'una delle due, può essere inteso indifferentemente dell'una e dell'altra.
Anche la singola anima fedele può essere considerata come Sposa del Verbo di Dio, madre figlia e sorella di Cristo, vergine e feconda. Viene detto dunque in generale per la Chiesa, in modo speciale per Maria, in particolare anche per l'anima fedele, dalla stessa Sapienza di Dio che è il Verbo del Padre: Fra tutti questi cercai un luogo di riposo e nell'eredità del Signore mi stabili (cfr. Sir 24, 12). Eredità del Signore in modo universale è la Chiesa, in modo speciale Maria, in modo particolare ogni anima fedele. Nel tabernacolo del grembo di Maria Cristo dimorò nove mesi, nel tabernacolo della fede della Chiesa sino alla fine del mondo, nella conoscenza e nell'amore dell'anima fedele per l'eternità» (Beato Isacco della Stella – Uff. del Sabato della II Sett. D’Avvento).
Penso, carissimi fratelli e sorelle, che non possa esserci pensiero migliore all’inizio di un nuovo anno che richiamarci a questa chiamata che abbiamo ricevuto ad essere l’“eredità del Signore…per l’eternità”, per quell’eternità che inizia già nell’oggi che viviamo e che matura nel tempo che scorre e che ci è donato da vivere dalla benevolenza di Dio fino al giorno in cui entreremo pienamente in essa attraversando la soglia di nostra sorella morte.
Gli scenari di miseria, di fame, di guerra, di povertà morale e materiale nei quali è sempre più immersa buona parte dell’umanità anche in questo inizio di anno 2006, ci spronano a guardare con rinnovata fiducia e rinnovato amore verso la nostra Madre del Cielo che ci accompagna misteriosamente, ma realmente in questo nostro pellegrinaggio nel tempo verso l’eternità di Dio, “come segno di sicura speranza e di consolazione” (CV2 – Lumen Gentium 68).
Amen. J.M.J.
MARIA MADRE DI DIO – QUINTO SCHEMA
“E TROVARONO MARIA E GIUSEPPE E IL BAMBINO!”
Carissimi fratelli e sorelle,
celebriamo con gioia oggi Maria Madre di Dio affidando così al suo sguardo materno tutto questo nuovo anno che si apre a noi in questo giorno.
È il titolo più alto, più prestigioso, più sublime con cui chiamiamo Maria: Madre di Dio.
Ci volle un Concilio per poterlo fare senza paura e difficoltà. Infatti alcuni pensavano che non si potesse chiamare così la Vergine di Nazareth perché Dio non può avere una madre, non può essere generato nel tempo. L’unica generazione in seno all’intimità di Dio è quella del Verbo eternamente generato dal Padre: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato non creato, della stessa sostanza del Padre.
Così diversi pensavano che non si dovesse chiamare Maria Madre di Dio, ma semmai Madre del Cristo, Madre di Gesù, la Chiesa però reagì a questa paura e proclamò solennemente Maria Madre di Dio nel Concilio di Efeso del 431 che ebbe come protagonista e grande araldo e difensore della maternità divina di Maria san Cirillo di Alessandria.
Ma cosa si nascondeva nel timore e nel rifiuto di chiamare Maria Madre di Dio? E perché la Chiesa reagì con tanta forza verso coloro che non ammettevano questo titolo mariano?
La motivazione era dovuta al fatto che era in gioco la FEDE, la fede nel mistero della Persona di Gesù Cristo, infatti se Maria non si poteva chiamare Madre di Dio, significava che Gesù Cristo non era Dio.
Toccare Maria significa inevitabilmente toccare il mistero del suo Figlio Gesù Cristo, Maria infatti è la Custode del mistero che si racchiude nel suo Figlio.
Non volevano che si chiamasse Maria, Madre di Dio perché non riconoscevano Gesù Cristo come Dio. Ne parlavano come un grande personaggio, santo, profeta, giusto nel quale era venuto ad abitare il Verbo, il Figlio di Dio cioè abitava nel figlio di Maria, ma non era il figlio di Maria. Un po’ quello che è successo a ciascuno di noi dopo aver ricevuto il santo Battesimo: la grazia di Dio ci comunica una presenza intima del Figlio di Dio, del Verbo, noi poi con il cammino cristiano di fede, speranza e carità ci conformiamo e trasformiamo sempre più nel Figlio di Dio, ma rimanendo sempre “noi stessi” e “Lui” in noi: due persone, la nostra persona umana e la sua divina.
Ecco, affermavano più o meno questo anche di Gesù: un grande uomo, ma non era Dio, Dio era in lui, sì, ma non era lui, in lui così ci sarebbero state due persone: quella del Figlio di Dio e quella dell’uomo Gesù.
Ma vorrei che ci chiedessimo perché costoro con a capo un certo Nestorio non ammettevano la divinità di Gesù e perché la Chiesa ci tenne e ci tiene così tanto a che questa verità di fede non venga sminuita o falsata.
Non credevano alla divinità di Gesù Cristo perché questa verità non è spiegabile razionalmente, la mente umana non la capisce e quindi è portata a rifiutarla, tutto sarebbe più semplice e comprensibile se Gesù non fosse Dio. Come spiegare che questo Bambino che Maria avvolge in fasce è Dio? Da quando in qua Dio si lascia fasciare? E poi… questo Bambino che cresce e si sviluppa come uomo adulto (cfr. Lc 2,40): ma Dio non cresce né diminuisce, Dio è perfettamente immutabile, come può mutare? Inoltre questo Gesù si fa mettere le mani addosso, incatenare, sputacchiare, sbeffeggiare, inchiodare ad un legno… se fosse stato Dio non avrebbero potuto fare tutto questo: Dio è invincibile. E poi morire! Se fosse stato veramente Dio doveva scendere dalla croce (cfr. Mt 27,40) e spezzare le ginocchia a tutti quanti, e invece Gesù muore vinto e sconfitto: Dio non può morire, è eterno! Se Gesù fosse veramente Dio significherebbe che è tutta la sua passione e morte è stata una finzione, significherebbe che è tutta una commedia perché Lui non può aver veramente sofferto perché Dio non può soffrire, se Gesù ha sofferto ed è veramente morto, ne consegue che non può essere Dio.
Allora vedete che affermare che Maria non è Madre di Dio, ma Madre di Gesù rende tutto più semplice alla nostra limitata intelligenza umana affermando che Gesù ha veramente sofferto, che è stato un grande sant’uomo, un profeta attraverso il quale Dio ha parlato, ma che non era Dio.
Ma non è così! In Gesù non ci sono due persone, una umana e una divina, Lui è l’unica Persona del Figlio di Dio che in Maria ha assunto una natura umana. L’ovulo di Maria fecondato dallo Spirito Santo rende presente il Figlio di Dio in una vera umanità assunta.
È vero che Dio è immutabile, che non può soffrire, che nessuno può avvolgere in fasce, Dio in se stesso è così, ma Dio ha voluto, in una follia d’amore per la sua creatura, uscire fuori di sé e subire quello che in quanto Dio non poteva subire: sofferenza, umiliazione, morte e tutti i limiti della natura umana, di ogni uomo che nel suo nascere, crescere, maturare e morire, ha bisogno di una famiglia, di una mamma da cui prendere il latte, di un papà che lo difenda (cfr. Mt 2,14), ha bisogno di affetto, di amici (cfr. Gv 11,5), di sentirsi amato da qualcuno che gli stia vicino nei momenti di difficoltà (cfr. Mt 26,38) e che l’accompagni nel momento della morte (cfr. Gv 19,25), di qualcuno che abbia cura del suo corpo morto e che lo seppellisca quando muore (cfr. Gv 19,38-42).
Dio ha voluto poter esperimentare tutto questo spogliandosi della sua veste di Dio per prendere il nostro povero vestito di uomini (cfr. Fil 2,7) e vivere così come noi, uomo come noi, soffrire come noi, anzi più di noi perché soffrire da parte di una persona umana è un conto, ma soffrire da parte di una Persona Divina è un altro conto: si tratta di una sofferenza infinitamente trascendente e superiore ad ogni sofferenza umana possibile. In più Egli scelse per sé quelle sofferenze che l’umanità del tempo in cui volle nascere riservavano per coloro che ritenevano essere i più grandi malfattori e morire così come l’ultimo degli uomini in mezzo alla derisione di tutti, Lui Dio! Sì, Dio ha sofferto, la passione di Gesù non è stata una commedia, né Gesù è stato una controfigura di Dio, ma Gesù è Dio che tutto questo ha voluto subire per salvare l’umanità dal di dentro e poterle mendicarle amore. Sì, l’immenso amore che Dio ci porta Lo ha reso così fragile da farsi uomo per mendicarci amore!
Se Gesù non fosse stato Dio non poteva salvare l’umanità, l’umanità continuerebbe ad essere nel peccato, perché nessun uomo avrebbe mai potuto riparare l’offesa fatta a Dio, Gesù ci salva perché è veramente uomo e veramente Dio.
Maria è custode di tutto questo mistero nel quale siamo tutti coinvolti, Lei ben sa che Lui è il Figlio Dio perché non l’ha avuto da uomo! Carissimi fratelli e sorelle, guardando oggi Maria Madre di Dio siamo invitati e stimolati dallo Spirito Santo a diversi atteggiamenti.
Il primo è quello di un grande senso di ringraziamento a Dio per la Chiesa che come Maria custodisce il mistero di Gesù, custodisce la VERITÀ su Gesù. Purtroppo uno degli atteggiamenti più comunemente diffusi nei cristiani moderni è un disinteresse verso le verità del nostro CREDO: ma sì, che importa se Gesù è Dio o un grande uomo dove abita Dio, l’importante è che ci vogliamo bene, l’importante è credere in qualcosa che poi tu lo chiami Gesù Cristo e un altro Budda… l’importante è che non ci facciamo esplodere con qualche bomba per questo… A che serve la verità? E chi può assicurarmi di essere nella verità? Non è forse vero che questo è un atteggiamento molto diffuso? Atteggiamento che porta poi a non tener conto di nessuna indicazione della Chiesa su quanto riguarda il contenuto della fede, la disciplina dei sacramenti e la vita morale. Ognuno vuol essere libero di pensare, credere e fare quello che gli pare senza che nessuno possa dirgli nulla in nome della libertà della propria coscienza di credente. Ma ci sarebbe da vedere se si tratta di coscienza o di incoscienza, di una coscienza cioè di un cristiano che ha rinunciato alla verità per l’opinione, che magari continua ogni domenica a recitare il Credo con le labbra, ma non con il cuore avendo optato per una fede personale che l’autogiustifica scusandolo dei suoi attaccamenti, ma non la salva per nulla, perché solo “la verità ci fa liberi” (Gv 8,32), non certo un comodo “secondo me”. Carissimi fratelli e sorelle chiudere la porta ad un simile atteggiamento è importante. Vedete, la conversione a Dio, al vero Dio per essere vera, autentica non può essere semplice conversione del nostro cuore, dei nostri sentimenti, occorre che questa conversione sia fondata ed edificata sulla conversione della nostra mente, della nostra intelligenza che deve inchinarsi e assoggettarsi alla verità di Dio. Se la nostra intelligenza non fa questo, la nostra conversione è molto dubbia e noi siamo un po’ come Ponzio Pilato, che snobbando la verità (cfr. Gv 18,38) finì non solo ad acconsentire a crocifiggere la “Verità” (Gv 14,6) ingiustamente, ma di più La fece anche flagellare! (Cfr. Gv 19,1).
Allora, oggi Maria Madre di Dio ricorda a tutti noi l’importanza del catechismo, l’importanza cioè di possedere nel nostro cuore non solo un sincero sentimento di amore, ma anche un forte attaccamento alla verità su questo Bambino e su quanto è necessario sapere e vivere per salvarsi, su quanto Lui ci ha insegnato e che la Chiesa custodisce nel DEPOSITO DELLA NOSTRA FEDE. Abbiamo un anno davanti prendiamo in questo nuovo anno l’impegno di conoscere di più il mistero di Gesù e di diventare un cristiano adulto, una cristiana adulta che sa in Chi crede e cosa crede e che sa rispondere a chi gli chiede o le chiede ragione della propria fede (cfr. 1Pt 3,15).
Un secondo atteggiamento che questa festa di Maria speriamo susciti maggiormente nel nostro intimo è un grande, immenso senso di stupore, di meraviglia che mi sconvolga il cuore e la mente in profondità: questo Bambino che Maria avvolge in fasce e pone in una mangiatoia, questo Bambino che Lei allatta al suo seno immacolato, questo Bambino che Lei porge a Giuseppe, ai pastori e ai magi, questo Bambino è Dio venuto a soffrire e morire per me! Come tutto cambia quando la nostra vita viene illuminata da questa fede. Come i pastori ritornano al loro gregge e alla loro vita di sempre, ma sono cambiati nel loro intimo perché si sono incontrati con quel Bambino, hanno visto, preso in braccio e baciato quel Bambino, non sono più gli stessi, la loro vita è diversa perché loro sono diversi! Così avvenga anche in noi che oggi riceviamo come i pastori lo stesso Bambino, il Figlio di Dio e Figlio di Maria, Lo riceviamo attraverso la mediazione della Chiesa che estendendo nel tempo la maternità divina di Maria, ci porge lo stesso Bambino Gesù nei suoi Sacramenti, dove quel Bambino si lascia toccare e prendere in braccio nel santo Battesimo, ci ristringe al suo Cuore nella santa Confessione e ci bacia nella santa Comunione.
Un terzo atteggiamento che Maria Madre di Dio oggi vuole stimolare in noi porgendo a ciascuno di noi quel Bambino che tiene in braccio, è un grande senso di speranza, di ottimismo, di fiducia verso questo nuovo anno che oggi si apre, perché questo Bambino ci ha rivelato il senso profondo della nostra esistenza e quindi del tempo che scorre, che passa e non ritorna e che trova in Lui il suo senso profondo. La nostra vita ha un senso perché questo Bambino è venuto ad annunciarci che siamo amati da Dio perché siamo suoi figli in Lui e in Lui ci ha pensati, desiderati e creati. Per questo guardando Lui e accostandoci sempre più a Lui scopriamo la nostra vera identità e il nostro autentico volto personale.
E, infine, atteggiamenti e sentimenti di pace. Questo Bambino che prende il latte dalla Vergine è la nostra pace, nasce, vive, muore e risorge per donarci la pace, l’intima pace di saperci perdonati dal Padre che ci ha talmente amati da regalarci suo Figlio; la pace fraterna che siamo chiamati da questo Bambino a regalare sempre e comunque ai nostri fratelli così come Lui ci ha insegnato soprattutto perdonando coloro che l’avevano condannato e inchiodato (cfr. Lc 23,34); la pace che invochiamo sul nostro povero mondo implorando che finalmente questo Bambino venga accolto e riconosciuto da tutti come l’Unico che possa insegnarci la via della pace! Amen. j.m.j.
Omelia per la Festa Patronale della Madonna dei Fiorentini in Rio Freddo (Roma) 1° settembre 2007
Carissimi fratelli e sorelle, ringrazio il vostro buon parroco che oggi mi ha invitato ad essere con voi per festeggiare la vostra Madonna: la Madonna dei Fiorentini. Don Piero mi ha spiegato un po’ l’origine di questa festa, di come questa effige della Vergine Santa con il Bambinello ritrovata in questi dintorni, appartenente alla scuola pittorica fiorentina, trasportata altrove, sia poi misteriosamente riapparsa qui.
Se noi facessimo una ricerca molto semplice, vedremmo come ogni luogo d’Italia ha il suo santuario mariano con la sua storia, a volte simile, a volte particolare, con tanta gente del luogo che ha caro quella statua o quel quadro o quell’affresco della Vergine Maria. I racconti, le storie che circondano questi luoghi sono varie: un dipinto miracolosamente ritrovato galleggiando in un pozzo o portato a riva dalla marea, o una edicola mariana nei pressi della quale qualcuno ha ricevuto una particolare grazia: la salvezza da un brutto incidente o da una aggressione di bestie selvagge o da uomini malintenzionati, o semplicemente un luogo dove si venera una particolare immagine di Maria che invocata lì dai pellegrini ha suscitato la pietà del buon Dio con strepitosi miracoli e altro.
Qualunque sia la storia di quel o quell’altro santuario, ciascuna di esse e tutte insieme ci dicono una cosa importante, importantissima che, spero, intenerisca il nostro cuore e lo apra all’amore. Ci dicono infatti che Maria è con noi, Ella, cioè, non è stata – al termine della sua vita terrena – semplicemente assunta al Cielo per dimenticarsi della terra e di noi, Ella infatti è presente. È presente nella storia, nelle varie generazioni che si sono susseguite e si susseguono e le accompagna dal suo Cielo che è il suo Gesù Risorto come segno di sicura Speranza e Consolazione (cf LG 67).
Speranza perché continuamente intercede per noi presso il suo Figlio che nulla le nega, con la sua preghiera per noi. Continuamente Ella infatti assilla il suo Figlio per noi, non con molte parole, non è infatti chiacchierona la Madonna, nel Vangelo vediamo riportate di Lei poche parole, ma così dense! Continuamente Ella fa presente al suo Figliolo, come alle Nozze di Cana, che non abbiamo più vino: “Figlio mio – Gli dice – non hanno più vino!” (Gv 2,3). Quale vino?
“Non hanno più il vino” saporoso della sapienza che abbiamo perduto perché chi ha perso Dio ha perso la sapienza e non capisce più nulla: è invaso dalla caligine delle tenebre e il suo intelletto non capisce più ciò che è giusto e ciò che è sbagliato.
“Non hanno più il vino” frizzante della gioia perché accanendoci a rifiutare la Legge di Dio e i suoi Comandamenti non abbiamo più pace, non ci può essere più pace nei nostri cuori, perché “non c’è pace per l’empio” (Is 48,22) e chi non osserva i Comandamenti di Dio è un povero empio senza pace e quindi senza gioia.
“Non hanno più il vino” secco e robusto della fortezza perché troncando il proprio rapporto con Dio, che è la nostra forza, abbiamo perduto la capacita di essere virtuosi e cioè buoni e misericordiosi, miti e umili, puri e casti, forti e generosi e siamo diventati fragili, sempre più fragili e miseri, perché senza di Lui non possiamo fare nulla di buono (cf Gv 15,5).
“Non hanno più il vino” dolce e squisito dell’amore che abbiamo esaurito perché, essendoci allontanati da “Dio che è Amore” (1Gv 4,8.16), non amiamo più, non siamo più capaci di amare e abbiamo riempito i nostri comportamenti da surrogati dell’amore, falsificatori dell’amore che danno l’apparenza momentanea ed effimera di esso, ma che sono ben lontani dalla sua verità e che invece di riempirci il cuore ce lo svuotano e restringono.
Ecco quello che la Vergine Maria continuamente dice a suo Figlio: “Non hanno più vino!”, sollecitandoLo all’intervento. Ma perché la Vergine è così assillante per noi? Perché non lascia in pace il suo Figliuolo, quel Figliuolo Primogenito che ha partorito a Betlemme, che lì lo ha fasciato e deposto in una mangiatoia, che ha allattato e accudito, cresciuto, educato e accompagnato lungo tutta la sua vita pubblica fin lungo il suo Calvario e sotto la croce? Perché continui a gridare senza cessare al tuo Figliolo che non abbiamo più vino? Perché ti interessi così tanto di noi, Maria?
Perché? Forse possiamo capirlo da soli il perché. Possono capirlo soprattutto le mamme e, in particolare, quelle mamme che più hanno sofferto per dare al mondo un bambino, una bambina. Quanto più una mamma ha sofferto per partorire, quanto più amerà quel figlio, quella figlia frutto di tanta sofferenza. Il mio pensiero ora va a qualche mamma che conosco e che ha sofferto tanto, non solo durante il parto, ma durante i lunghi nove mesi della gestazione. Ma ora con che affetto, con che cuore, con che occhi guarda il frutto di tutta quella sofferenza? Ebbene così e infinitamente di più ci ama Maria nostra carissima Mamma Celeste che ci ha partoriti in un oceano infinito di dolori, di umiliazioni, di strazi e di crudeli tormenti.
Infatti ci ha partoriti lì, sotto la Croce, quando il suo benedetto e amato Figliuolo moriva d’amore per noi, martoriato, flagellato, umiliato, deriso e sbeffeggiato, denudato e crocifisso e che diceva a Lei, Donna dei dolori che vedeva morire il suo bel Figlio, “il più bello tra i figli degli uomini” (Sal 45,3): “Donna ecco il tuo figlio … e al discepolo: Ecco la tua madre” (Gv 19,26-27). Quale mamma ha sofferto più di Lei che accogliendo il testamento d’amore del suo Figlio morente accetta di diventare la madre degli uccisori del suo Figlio più bello?
E appunto perché ci ama così e intercede per noi affinché non ci perdiamo, che è segno per noi di Speranza. Ma dicevamo che Maria è anche segno di Consolazione. Quanto bisogno abbiamo di essere consolati? Quanta sete ha questo nostro povero mondo, apparentemente gaudioso e sazio di sé, di consolazione! Quale delle nostre famiglie oggi non piange? Si piange lì dove c’è la disoccupazione o malattie o disgrazie varie. Piangono i genitori che vedono i figli drogarsi o sbandarsi o senza lavoro o sempre più arroganti e maleducati; piangono i figli – e quanto piangono! – che non hanno più la stabilità dei genitori: chi sta con papà e chi con mamma, e magari quando sta con mamma questa parla loro male del papà e quando sta con papà questi parla loro male della mamma. Quante lacrime! Piangono poi le famiglie che hanno qualche ammalato, forse anche giovane colpito da un male incurabile. Piangono i vecchi sempre più soli ed emarginati. Se stiamo attenti piangono tutti e spesso disperatamente.
Ecco Maria SSma, è la nostra Consolatrice che ci insegna a piangere, Lei che è esperta del soffrire, Donna dei dolori che ha abbracciato il Figlio morto, freddo e nudo e Lo ha fasciato d’amore accompagnandolo al sepolcro. Maria ci insegna a piangere. Non si può infatti non piangere in questa terra che è valle di lacrime. Ma le sue non sono lacrime di disperazione, sono lacrime d’amore che tutto soffre ed offre nella più grande pace del cuore, in quella profonda serenità che riposa nel fondo del suo Cuore dove è accesa la lampada della sua bella fede: quando la pietra del sepolcro si chiude, in Lei non si chiude la speranza, perché sapeva che Lui sarebbe risorto il terzo giorno.
E allora Maria ci insegna ad aspettare il terzo giorno, il giorno del trionfo di Dio e della sua giustizia, il giorno del trionfo di Dio e della sua santità, il giorno del trionfo di Dio e della sua verità, il giorno del trionfo di Dio e della sua gloria. Il giorno in cui non si potrà più prendere in giro la verità con la menzogna, il giorno in cui il prepotente non prevarrà più sul debole e l’onesto, il giorno in cui il malizioso non sghignazzerà più impunemente sul pudico, il giorno in cui ciò che è brutto ed indegno non potrà più essere spacciato per bello e buono. Quel giorno sarà il giorno della verità e ciascuno dovrà rendere conto di se stesso a Dio, sia per quanto ha fatto di bene, sia per quanto avrà fatto di male e tutto sarà ricompensato secondo giustizia.
Maria ci insegna ad aspettare, ad aspettare anche di capire il perché di tante cose, forse troppe che quaggiù non capiamo, Lei ci aiuta ad aspettare il tempo in cui capiremo i tanti “perché?” che oggi ci lasciano perplessi: “Perché Dio ci ha fatto questo… o quest’altro?” “Perché devo soffrire così… che senso ha questo… che senso ha quest’altra cosa?”. Lei sa quale strazio del cuore sia il non capire (cf Lc 2,28). Maria ci aiuta a trovare il senso di tutto in quella luce che emanano le piaghe sempre fresche del suo Figlio Risorto. Anche Lei tante volte non ha capito, ma tutto ha sempre conservato nel suo Cuore illuminato dalla fede (cf Lc 2,19.51).
Ecco come Maria ci consola nelle nostre svariate sofferenze e tribolazioni della vita, Ella ci invita ad aver fede in Gesù. Ella continua a ripeterci incessantemente nel profondo del nostro cuore: “Fidatevi di Gesù, credeteGli e fate quello che Lui vi dirà” (cf Gv 2,5). E allora se saremo così saggi e furbi da ascoltarla, accenderemo in noi la fiammella della fede e tutto cambierà. O meglio tutto rimarrà lo stesso, ma noi cogliendolo nella luce della fede, saremo consolati e rasserenati, perché troveremo un senso in tutto, anche nel dolore e nella sofferenza più incomprensibile ed assurda, perché Lei ci desta la fede che, così come è veramente risorto suo Figlio Gesù, risorgeremo anche noi e che c’è un disegno di gioia, di pace, di amore su ciascuno di noi (cf Ger 29,11), solo se accettiamo di essere figli come suo Figlio, figli del “Padre suo e Padre nostro, Dio suo e Dio nostro” (cf Gv 20,17)
E ora carissimi fratelli e sorelle, desidero concludere questa omelia raccomandando a tutti voi e a ciascuno di voi, fanciullo, giovane, adulto od anziano che sia, ad ascoltare quanto Maria incessantemente ci dice al cuore. In particolare vi invito, inoltre, ad un piccolo esercizio spirituale che darebbe tanta gioia alla nostra Mamma del Cielo e ne darebbe anche tanta, molta, anche a noi, se lo facessimo realmente.
Di che si tratta? Di una cosa molto semplice, ma da fare tutti i giorni, ogni santo giorno, dono che il buon Dio ci regala per amore. Mettetevi ogni giorno davanti ad un’immagine della Vergine Santa od ad una sua statuetta e fermatevi lì per 5 minuti e, se vi sembrano troppi, anche di meno, ma fate così come ora vi dico.
Fate un bel segno di croce fatto bene, con calma e con amore, e poi guardate verso di Lei. Fermatevi a guardare i suoi occhi così limpidi e trasparenti e ditele: Vergine Santa, aiutami a purificare i miei sguardi da ogni maliziosità e cattiveria e insegnami a guardare tutti con trasparenza, semplicità, benevolenza e amore.
Poi fermatevi qualche istante a guardare le sue orecchie così sempre pronte ed attente ad ascoltare il suo Figlio benedetto e ditele: Vergine Santa, aiutami a distogliere le mie orecchie da ogni vana e vuota chiacchiera e fammi aver sete di ascoltare non parole, ma la Parola, non vuotaggini, ma la Verità.
Fermatevi ancora a guardare la sua santa bocca, le sue labbra dolcissime che con tanto amore e tante volte Lo avevano chiamato a sé o avevano parlato al suo Figlio benedetto e ditele: Vergine Santa, aiutami a purificare il mio linguaggio così sporco così arrogante e prepotente e aiutami ad avere un linguaggio mite e pulito che rispetti sempre il santo nome di Dio e rispetti ogni altra persona.
Fermatevi qualche altro istante a guardare le sue mani immacolate e operose che tanto bene avevano fatto quaggiù, soprattutto servendo il suo Figlio benedetto e ditele: Vergine Santa, aiutami a fare qualcosa di buono nella vita, qualcosa che serva, rimanga e sia veramente utile a questa povera umanità che ha tanto bisogno di persone generose capaci di servire e amare.
Fermatevi a guardare i suoi piedi santi sempre pronti a seguire il suo diletto Figlio e ditele: Vergine Santa, aiutami a distogliere i miei piedi dai sentieri del male e guidami sul sentiero della virtù e del bene.
Fermatevi, infine, a guardare quel suo Cuore così bello, santo, immacolato e ditele: Vergine Santa, aiutami a svuotare il mio cuore così ingombro di cose che non servono e che lo sporcano, lo degradano, lo restringono e immiseriscono e aiutami a far spazio a Gesù e al suo Vangelo.
Carissimi fratelli e sorelle, provate a fare questo, provate a farlo sul serio e sul serio la nostra vita cambierà e sarà tutto più bello, perché dove entra Maria tutto è così: più bello, più vero, più santo perché lì c’è Gesù. Amen. j.m.j.
Omelia per la Festa Patronale di Rio Freddo (Roma) 27 aprile 2008
Carissimi fratelli e sorelle, ringrazio il vostro buon parroco che oggi mi ha invitato ad essere con voi per festeggiare ancora una volta la vostra Madonna: la Madonna dei Fiorentini. Veramente pensavo che dopo la lunga predica che vi ho fatto a settembre dell’anno scorso foste abbastanza sazi delle mie parole, ma il vostro amato parroco ha insistito molto perché ve ne facessi un’altra in questa occasione e così eccomi qua ancora una volta con voi in questa piazza a parlarvi della Vergine Santa.
Un antico proverbio ecclesiastico diceva: Di Maria non è mai abbastanza ciò che si dice.
Ma più che parlarvi di Maria SSma, vorrei che fosse Lei, la Vergine Santa a parlare a voi. Vedete Gesù benedetto mentre moriva sulla Croce ha affidato a Lei tutti noi: Donna ecco tuo figlio…figlio ecco tua madre.
Pensate un attimo l’amore grande, immenso di Maria: mentre perdeva il suo Unico Figlio, lì massacrato, umiliato, denudato, torturato, sfinito dal dolore, inchiodato e svenato d’amore, ci riceve come figli al posto del suo Bel Figlio. Mentre le muore il suo Bel Figlio accoglie noi come figli, noi che lo abbiamo crocifisso con i nostri peccati, ci accoglie come figli, figli amati, amatissimi. Quale grande, immenso amore di Maria per noi!
Ci ha accolto lì nel suo Cuore Immacolato che, quando il soldato squarciò il Cuore al suo Figlio morto e ne uscì sangue e acqua, si squarciò anch’esso dal dolore: una spada che le trafisse l’anima e la resa feconda di noi tutti. Un parto dolorosissimo quello del Calvario, dolcissimo quello di Betlemme dove diede alla luce la Luce del mondo, quella che illumina ogni uomo e avvolse in fasce il Creatore del mondo. Sul Calvario diede alla luce noi in un oceano di amarezza e di dolore.
Maria ha sempre presente al suo spirito il nostro parto, la Vergine Santa non si dimentica mai la sofferenza con cui ci ha partoriti quali figli di Dio mentre il suo Bel Figlio agonizzava e moriva d’amore per noi.
Mi è successo di ho incontrare delle mamme che avevano avuto una lunga, dolorosissima gestazione dei loro figli, mesi e mesi di sacrifici, di sofferenze. Ma quando mi parlavano di questo guardando il loro bambino o la loro bambina che era costato loro tutto questo, una particolare luce illuminava i loro occhi, uno sguardo dolcissimo che partiva dal loro cuore rivestiva di amore quel figlioletto, quella figlioletta per la quale avevano tanto sofferto!
E così, ma ancor di più Maria verso di noi, il suo sguardo dolcissimo ci avvolge maternamente e ci accompagna lungo tutto il nostro cammino con premura materna. E in questo nostro cammino Lei non se ne sta semplicemente nascosta a guardare le nostre sorti, ma ci viene incontro con la sua preghiera e con la sua assistenza.
In particolare Maria ci viene incontro e ci parla, parla alle nostre coscienze, parla ai nostri cuori. Sapeste quante cose Maria ci dice. Nel Vangelo sono poche le sue parole: Eccomi, il canto del Magnificat, Figlio perché ci hai fatto questo: tuo padre ed io angosciati ti cercavamo, Non hanno più vino… Fate quello che Lui vi dirà, i Vangeli non riportano altre parole della Vergine che più che parlare meditava nel suo Cuore ogni evento del suo Figlio e ogni sua parola.
Ma dopo la sua Assunzione al Cielo dove siede Regina con il suo Figlio risorto alla destra del Padre, Ella non cessa di parlare ai suoi figli in pericolo quaggiù di perdersi.
Una volta le buone mamme quante prediche facevano ai loro figli, quante raccomandazioni, specialmente a quei figli che sapevano essere più deboli, più condizionabili, meno virtuosi. Quanti strilli, quante urla e anche perché no?, quante botte! Mi raccontava un mio amico prete che sua mamma una notte, quando lui era ragazzo, lo chiamò e lo fece scendere con lui davanti al portone di casa ad aspettare l’altro figlio, suo fratello, un po’ più grandicello che a notte tarda ancora non era rientrato e quando rientrò urli, strilli e botte davanti agli amici che lo avevano accompagnato!
Oggi, purtroppo!, troppo spesso i nostri poveri ragazzi non hanno più una mamma che li strilli.
Ma Maria no! Maria non se ne sta zitta vedendo i suoi figli che si avviano alla perdizione di se stessi, della loro anima, della loro eternità. Maria continuamente parla ai suoi figli perché essi si convertano, perché essi non si rovinano, perché essi si salvino. Troppo sono a Lei costati questi figli perché se ne stia zitta vedendoli andare alla rovina eterna. Troppo ha sofferto per loro per abbandonarli con il suo silenzio e allora, dall’abbondanza del suo amore per noi, continuamente ci parla, fiumi di parole, alte grida che sgorgano dal suo Cuore di Mamma. Ma chi l’ascolta Maria? Chi si prende cura di ascoltarLa?
Ma, prima di tutto, dove ci parla oggi Maria? Come ci parla oggi Maria? Dove oggi possiamo ascoltare la voce di Maria?
Carissimi fratelli e sorelle, se noi capissimo, ma capissimo bene che è la Chiesa oggi che presta la voce alla Vergine Santa! È tramite la Chiesa che Maria è diventata nostra Madre, è la Chiesa che estende a tutti gli uomini e a tutti i tempi la maternità di Maria, è la Chiesa che realizza nell’oggi la presenza materna di Maria che, attraverso la Chiesa, ha cura di noi e ci parla, ci invita, ci sprona, ci sgrida, ci minaccia perché, perché non abbiamo a perderci, non abbiamo a rovinarci per l’eternità, non abbiamo a dannarci, non abbiamo a perdere quella cosa preziosissima e inestimabile che è la nostra anima.
E allora volete ascoltare Maria? Volete veramente sentire cosa ha da dirvi la Vergine Santa? Se veramente volete sentire cosa ha da dirvi questa nostra Mamma del Cielo non avete da cercare chissà quali messaggi o persone che hanno visioni e cose simili, non avete da andare chissà dove alla ricerca delle Madonne che parlano, avete solo da riprendere ad andare alla s. Messa ogni domenica, ad ascoltare quella Parola e quel Vangelo che lì viene letto per noi, sì proprio per noi, ma noi non ci siamo, perché abbiamo altro da fare. Se vogliamo ascoltare cosa ha da dirci la Madonna, ascoltiamo ogni domenica le parole che il nostro buon parroco ci dice dall’altare, compriamoci un buon giornale cattolico e leggiamo quello che dice il Papa, ascoltiamo la Chiesa quando parla, ascoltiamola con docilità, ascoltiamola con amore perché con amore e per amore la Chiesa, leggiamo e studiamo il Catechismo, la Chiesa ci parla a nome della Vergine Santa e ci parla e ci sgrida perché ci ama e non ci vuole vedere figli perduti, ma figli ritrovati.
La Chiesa è nostra madre proprio come Maria, la loro è un’unica maternità, non sono due maternità diverse, l’unica maternità di Maria è realizzata dalla Chiesa. E la Chiesa nell’oggi del nostro mondo ci invita, ci sprona, ci ordina in nome di Maria di fare quello che Gesù ci ha detto. È il Vangelo infatti che la Chiesa ci insegna, è il Vangelo che la Chiesa ci spiega, è il Vangelo che la Chiesa ci invita a vivere perché ci salviamo.
E Maria ci invita così, attraverso la Chiesa, a conoscere Gesù, a conoscere il suo Vangelo e a fare quello che Lui ci ha detto e ci ripete e ci sussurra nel profondo del nostro cuore: Ascolta Gesù, ascoltaLo e fa quello che Lui ti dice.
È così bello il Vangelo! Pensiamo un attimo come sarebbe bello il mondo se tutti vivessero il Vangelo! Maria, allora attraverso la Chiesa ci dice: fidatevi di Gesù: il Vangelo è bello! Se siete vuoti, insoddisfatti, delusi, amareggiati dalla vita è solo perché non vivete il Vangelo. Solo il Vangelo può aprirvi il cuore, solo il Vangelo può riempire la vostra vita di senso, di gioia e di pienezza. Vivete il Vangelo, provate, esperimentate la verità delle parole di mio Figlio: mettetele in pratica e vedrete che non vi ha mentito.
No, non sono i soldi, le comodità, le cose sempre più sofisticate che riempiono la nostra vita a darci gioia e serenità: Beati i poveri in spirito perché di essi è il regno dei cieli. Spogliatevi delle cose e riempitevi di virtù e sarete beati.
No, non è l’esenzione dalla sofferenza, dalla croce che ci fa beati quaggiù, ma siamo beati quando abbracciamo la croce perché abbiamo capito che dietro di essa c’è nascosto misteriosamente amore e permettiamo così a Dio di asciugare le nostre lacrime: Beati gli afflitti perché saranno consolati.
No, non è nella forza, nell’imporre noi stessi e le nostre vedute che avremo pace. Non è nell’arroganza di noi stessi che troveremo noi stessi, ma nella mitezza e nell’umiltà: Beati i miti perché erediteranno la terra.
No, non è vivendo nell’ingiustizia che saremo felici e quale ingiustizia più profonda di quella che non riconosce a Dio l’adorazione, il ringraziamento, l’amore? Oh uomini profondamente ingiusti che non volete riconoscere Dio e il suo amore quando potrete essere felici? Beati coloro che sono affamati e assetati di giustizia perché saranno saziati.
No, non è l’odio, la vendetta, la rivalsa che può dar pace ai cuori, ma solo il perdono, il perdono incondizionato che sgorga da un cuore perdonato da Dio: Beati i misericordiosi perché troveranno misericordia… Beati gli operatori di pace perché saranno chiamati figli di Dio.
No carissimi fratelli e sorelle, e soprattutto voi carissimi giovani che state ascoltando, non è l’impurità che può riempire il vostro cuore di gioia. Questa società che vi bombarda di messaggi erotici vi inganna. Non è lì la gioia, non è lì la felicità: tutt’altro! Non è quello l’amore! Non è quello l’amore! Poveri figli! Poveri ignoranti figli che non sanno cos’è l’amore! Quale disgrazia non conoscere la verità dell’amore! La Vergine Maria ci mostra suo Figlio, Gesù il Vergine, nato da una Vergine e ci dice attraverso la Chiesa: Beati coloro che amano nella purezza, beato chi ha il cuore puro perché vedrà Dio! Carissimi figlioli e figliole se non vi amate così non vedrete mai Dio! Ma che abbiamo a fare gli occhi se non vedremo mai Dio? E tutto questo perché? Perché abbiamo il cuore sporco e non sappiamo più amare, non sappiamo più cos’è l’amore! Il vero tabù dell’uomo e della donna di oggi è la sessualità, infatti carissimi giovani chi più vi parla oggi di verginità? Ebbene Maria, la Vergine Maria, attraverso la sua Chiesa vi parla ancora oggi di verginità e di amore casto, di amore pulito perché solo quello è l’amore vero il resto è immondezza e sporcizia: Beati i puri di cuore perché vedranno Dio!
Proviamo a vivere così, la Vergine Santa ci accompagnerà, ci accompagnerà con i Sacramenti che sono la nostra forza, il nostro viatico e ci aiuterà a esperimentare che il Vangelo non è parola astratta, ma è Parola di Vita perché ha la potenza di cambiare la vita, cambiarla in pienezza di gioia, di pace, di amore e di santità, sì proprio di santità. Che parola grossa vero? Eppure è una parola alla nostra portata se ascoltiamo Maria e facciamo quello che il suo Figlio ci dice, riscopriremo così la nostra vocazione alla santità, alla santità perché siamo figli di Dio e Dio è Santo e santi sono i figli suoi.
E se vivremo così, poi il buon Gesù ci farà partecipi dell’ultima beatitudine, quella dei perseguitati per suo amore. Che bello essere perseguitati per amore di Gesù. È la beatitudine più alta, riservata a coloro che Lo amano sul serio, che hanno creduto sul serio al suo Vangelo e lo mettono in pratica e mettendolo in pratica accusano il mondo senza parole, con la loro vita accusano il mondo di peccato e per questo il mondo non li può vedere e li odia e li emargina perché si sente accusato da loro.
E costoro sono in particolare quelli che Maria abbraccia con più amore perché in loro vede riflesso il volto amoroso e bello del suo Figlio e li accompagna e li sostiene perché non vengano meno lungo la via.
Carissimi fratelli e sorelle, siamo anche noi di costoro? cioè di quelli cioè che vivono il Vangelo e non si vergognano di essere presi in giro perché pregano, perché vanno a Messa la domenica, perché si amano nella purezza, perché sanno perdonare, servire e amare sul serio?
Siamo anche noi di costoro e saremo felici, saremo beati, la nostra vita troverà un senso nuovo: Gesù, la nostra vita troverà una luce nuova; Gesù, la nostra vita troverà un nuovo amore: Gesù, la nostra vita troverà una forza nuova, esplosiva, irresistibile: Gesù. Amen.