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Man mano che la luce aumenta, l'ufficio [=la preghiera liturgica delle ore] ricongiunge il nuovo mattino al tempo nuovo. Come il vespro riferisce la sera all'intera esperienza cristiana del mondo come "sera", così il mattino riferisce l'aurora all'esperienza cristiana della Chiesa come "mattino" e inizio. Queste due dimensioni del tempo, complementari e tuttavia assolutamente essenziali, modellano la nostra vita nel tempo e, dando al tempo un senso nuovo, lo trasformano in tempo cristiano. Perciò dobbiamo applicare questa doppia esperienza a qualsiasi cosa abbiamo da fare. Noi siamo sempre tra mattino e sera, tra domenica e domenica, tra Pasqua e Pasqua, tra le due venute di Cristo. L'esperienza del tempo come fine dà un'importanza assoluta a qualsiasi cosa facciamo ora, le conferisce un carattere finale e decisivo. L'esperienza del tempo come inizio riempie tutto il nostro tempo di gioia, perché vi aggiunge il "coefficiente" dell'eternità. |
(1921 † 1983)
Per la vita del mondo. |
25 dicembre 1955 Anche se Cristo nascesse mille e diecimila volte a Betlemme, a nulla ti gioverà se non nasce almeno una volta nel tuo cuore. Ma come potrà accadere questa nascita interiore? Eppure questo miracolo nuovo non è impossibile purché sia desiderato e aspettato. Il giorno nel quale non sentirai una punta di amarezza e di gelosia dinanzi alla gioia del nemico o dell'amico, rallegrati perché è segno che quella nascita è prossima. Il giorno nel quale non sentirai una segreta onda di piacere dinanzi alla sventura e alla caduta altrui, consolati perché la nascita è vicina. Il giorno nel quale sentirai il bisogno di portare un po' di letizia a chi è triste e l'impulso di alleggerire il dolore o la miseria anche di una sola creatura, sii lieto perché l'arrivo di Dio è imminente. E se un giorno sarai percosso o perseguitato dalla sventura e perderai salute e forza, figli e amici e dovrai sopportare l'ottusità, la malignità e la gelidità dei vicini e dei lontani; ma nonostante tutto non ti abbandonerai a lamenti né a bestemmie e accetterai tutto con animo sereno, esulta e trionfa perché il portento che pareva impossibile è avvenuto e il Salvatore è già nato nel tuo cuore. Non sei più solo, non sarai più solo. Il buio della notte fiammeggerà come se mille stelle chiomate giungessero da ogni punto del cielo a festeggiare l'incontro della tua breve giornata umana con la divina eternità. |
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L'amore matrimoniale è una sorta di espressione materiale, simbolica del desiderio dell'uomo verso Dio. Notate però anche l'altro versante, che viene poco richiamato: perché Dio ha posto nel cuore dell'uomo e della donna questa sensibilità? Perché c'è scritto dentro il desiderio di Dio nei confronti dell'uomo. Dio ha messo nel cuore dell'uomo e della donna la nostalgia dell'amore perfetto. L'istinto di unità anche sessuale non è solo spinta a un'unione fisica, ma nella sua insaziabilità è altrettanto la spinta verso un'unità altra, verso l'unirò nuziale con Dio. Perché siamo insaziabili forse perché siamo fatti male? Perché siamo «sessuomani»? Perché non c'è sessualità che possa saziare l'amore! Perché la sete d'amore non è sete che questo corpo mi risponda, ma sete di trovare un amore infinito. Ecco perché la coppia chiama Dio, ecco perché Dio ha messo nel cuore la nostalgia dell'amore perfetto, ecco perché nella sessualità noi troviamo anche il desiderio di Dio nei confronti dell'uomo: il Dio che ci desidera, il Dio che ci chiama, il Dio che ci chiama a pienezza di nozze |
DON RENZO BONETTI
Felici e santi. La vita interiore degli sposi |
Quando san Giovanni parla di Maria nel suo Vangelo non la nomiina che come la «madre di Gesù» titolo che ci ricorda che il Padre vuole darci Gesù attraverso Lei. Se noi vogliamo nella preghiera rivolgerci al Padre dobbiamo unirci alla preghiera di Gesù, l'unico Mediatore; ma la preghiera di Gesù ci sarà data attraverso Maria, per il vincolo privilegiato ch'Ella ha con Lui. Non bisogna mai perdere di vista questo, quando parliamo della preghiera di Maria, soprattuto quando preghiamo col Rosario. È una preghiera che ci fa contemplare la vita di Gesù con gli occhi e il cuore di Maria, «Madre di Gesù», per identificarci con Lui nella preghiera al Padre. Questo è pregare con Maria. |
JEAN LAFRANCE In preghiera con Maria la Madre di Gesù Gribaudi, 53 |
CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA N. 2715
La preghiera contemplativa è sguardo di fede fissato su Gesù. «Io lo guardo e Lui mi guarda» diceva al suo santo curato il contadino d'Ars in preghiera davanti al tabernacolo. Questa attenzione a Lui è rinuncia all'«io». Il suo sguardo purifica il cuore. La luce dello sguardo di Gesù illumina gli occhi del nostro cuore; ci insegna a vedere tutto nella luce della sua verità e della sua compassione per tutti gli uomini.
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È irresponsabile indebolire la famiglia creando nuove figure seppure con distinguo pretestuosi che hanno l’unico scopo di confondere la gente e di essere un cavallo di troia […] per scalzare culturalmente e socialmente il nucleo portante della persona e dell’umano. L’amore non è solo sentimento […] è decisione; i figli non sono oggetti né da produrre né da pretendere o contendere, non sono a servizio dei desideri degli adulti, sono i soggetti più deboli e delicati, hanno diritto a un papà e a una mamma.
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Card. Angelo Bagnasco Dalla prolusione alla 67^ Assemblea della CEI ad Assisi, 10 novembre 2014 |
Dobbiamo incontrare l'altro non come era ieri o come è oggi, ma come sarà nel futuro, nei tempi ultimi, il che significa come membro del Regno e nostro prossimo in esso. Perché il futuro dà la vera sostanza di tutte le cose: il loro posto nel Regno. E questo è esattamente ciò che elude il nostro giudizio, perché appartiene esclusivamente a Dio e alla libertà dell'altro: "Tu forse lo vedi peccare, ma tu non sai in qual modo egli passerà da questa vita" (Atanasio Sinaita).
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regno di Dio
Edizioni Qiqaion, 80.
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Accogli fra le tue braccia, o Signore, il mio fratello maggiore che ci ha lasciati. A suo tempo accogli anche noi, dopo che ci avrai guidati lungo il pellegrinaggio terreno fino alla meta da te stabilita.
Fà che ci presentiamo a te ben preparati e sereni, non sconvolti dal timore, non in stato di inimicizia verso di te, almeno nell'ultimo giorno, quello della nostra dipartita.
Fà che non ci sentiamo come strappati e sradicati per forza dal mondo e dalla vita e non ci mettiamo quindi
contro voglia in cammino.
Fà invece che veniamo sereni e ben disposti, come chi parte per la vita felice che non finisce mai, per quella vita che è in Cristo Gesù, Signore Nostro, al quale sia gloria nei secoli dei secoli.
Amen. |
San Gregorio Nazianzeno
Discorso 7
per il fratello Cesare
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Anche se siamo soliti andare in Chiesa, confessarci, dedicare il nostro tempo agli altri, non c’è nulla da fare: prima o poi arriva il momento della ‘seconda conversione’. Quella vera, che trasforma la religione in fede. Quella che trasfigura il nostro rapporto con Dio da un fatto culturale ad un fatto sostanziale, totale, incondizionato, illimitato. Dio diventa il nostro Re, il Signore della nostra vita, non per comandarci, ma per regnare con Lui, per tenere il suo scettro. Ora non solo lo serviamo in qualcosa, ma lo serviamo sempre. Ora, solo ora possiamo rispondere “Ti Amo” al suo “Ti Amo”. | ANONIMO |
All'inizio [della vita di preghiera] si presenta un problema molto importante: la situazione di una persona a cui Dio sembra essere assente. Ovviamente non intendo un'assenza reale – Dio non è mai realmente assente – ma del sentimento della sua assenza. Noi siamo di fronte a Dio e gridiamo verso un cielo vuoto, dal quale non proviene nessuna risposta. Ci giriamo in ogni direzione ed Egli non si trova. Che cosa dobbiamo pensare in questa situazione? […] Se considerate il rapporto in termini di reciprocità, vedrete che Dio potrebbe lamentarsi di noi molto più di quanto potremmo far noi sul suo conto. Ci lamentiamo del fatto che non è presente nei pochi minuti che gli riserviamo, ma che ne è delle ventitré ore e mezza durante le quali Dio può bussare alla nostra porta e noi rispondiamo: «Sono occupato, spiacente»? Oppure non rispondiamo affatto perché non abbiamo nemmeno sentito bussare alla porta del nostro cuore, della nostra mente, della nostra coscienza, della nostra vita. Si crea quindi una situazione in cui non abbiamo alcun diritto di lamentarci dell'assenza di Dio, perché noi siamo di gran lunga più assenti di Lui. |
Anthony Bloom
(1914 † 2003)
Scuola di preghiera, Qiqajon, 12 |
Voi chiedete rimedi ai fastidi che vi procurano le tentazione che il maligno suscita in voi contro la fede […]. non bisogna rispondere minimamente né dimostrare d’aver udito quello che il demonio dice, ma lasciare che faccia baccano quanto vuole davanti alla porta […]. Ma soprattutto, tenetevi ben chiusa dentro, e non aprite assolutamente la porta per vedere o per cacciare l'importuno. Presto o tardi smetterà di gridare e vi lascerà in pace.
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S. Francesco di Sales Lettera alla baronessa di Chantal (CCXXXVIII), in Opere, XII |
Dio non ti dona la vita, Egli ti dona Se Stesso. L'amore è il dono di Sé; credere all'amore di Dio non vuol dire che Egli debba liberarti da ogni sofferenza, che non ti faccia morire, che ti difenda dalle persecuzioni, dalla difficoltà, ma vuol dire che Egli ti dona Se Stesso. Credere all'amore vuol dire ricevere Dio… Crediamo davvero che il possesso di tutta la terra sarebbe un nulla nei confronti di quello che abbiamo ricevuto da Lui, se Egli ci dona Se Stesso? Crediamo davvero che la nostra piccola vita valga di più per Lui che ci ama, di tutto l'universo? La risposta può rivelarci se crediamo. È nella misura che crediamo alla nostra grandezza che crediamo anche in Dio.
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Nello Spirito Santo |
Una passione [immorale] può essere dominata con maggior facilità, non quando ci si chiude in uno scontro tra passionalità e ragione, ma quando a una passione si oppone una passione più grande e più profonda. Gli uomini dominano le loro passioni soltanto quando si riempiono di desiderio per la Bellezza stessa e per la scoperta dell'appagamento che viene loro dal vivere nella verità. Giunto a questo livello il credente «non guarda a ciò che ha lasciato, ma a quanto insegue, e non volge dietro lo sguardo a ciò che di dolce sta dietro alla spalle, ma verso il bene che gli sta innanzi» (Gregorio di Nissa, Omelie sulle beatitudini, 8,4)
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Vincenzo Bonato, L'amico della Parola. La spiritualità biblica di Gregorio di Nissa, San Paolo |
Se ci sarà in voi l'amore del mondo, non potrà esservi l'amore di Dio. Conservate l'amore di Dio affinché restiate in eterno, così come Dio è eterno. Ciascuno è tale quale l'amore che ha. Ami la terra? Sarai terra. Ami Dio? dovrei concludere: tu sarai Dio. Ma non oso dirlo io e perciò ascoltiamo la Scrittura: Io ho detto: Voi siete dèi e figli tutti dell'Altissimo (Sal 81, 6).
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Commento alla Prima Lettera di Giovanni, Omelia 2, 14. |
L'avvenire è più bello di tutti passati, |
Teilhard de Chardin sj (1881 † 1955)
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– Un giorno ho ricevuto una lettera nella quale mi trattavano come un santo e ne ho ricevuta contemporaneamente un'altra di insulti. Se avessi avuto solo la prima mi sarei inorgoglito, e la seconda mi avrebbe gettato n ella disperazione. Non bisogna far caso né all'una, né all'altra. Si è ciò che si è agli occhi di Dio. |
Curato d'Ars S. Giovanni Maria Vianney
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La castità è energia spirituale che sa difendere l'amore dall'egoismo e dall'aggressività e sa promuoverlo verso la sua piena realizzazione… La Chiesa fin dall'inizio ha compreso questa prospettiva e di fronte a forme di castità negative che disprezzavano il matrimonio, ha affermato simultaneamente il valore sia della vita consacrata sia del matrimonio.
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Raimon
Orizzonte verticale. |
È cosa certa che dalla conversazione con un uomo buono scaturiscono l'amore per lui e il desiderio di virtù; se conversiamo pertanto con Dio, con molta maggiore ragione possiamo sperare di trarre dalla sua conversazione questi e maggiori benefici, a somiglianza di Mosè, che dalla sua conversazione con Dio uscì «pieno di splendore» (Es. 34,35). Per nessun altro motivo che non sia la mancanza di conversazione con nostro Signore siamo tanto scarsi di misericordia nei confronti del prossimo. |
S. Giovanni d'Avila
Audi, filia |
VINCENT AUCANTE
Il discernimento secondo Edith Stein. S. Paolo, 8. |
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La vostra più piccola azione, come la più grande, ha per fine ed oggetto Dio. Dovete perciò compierla santamente, perché dovete onorare Dio e far tutto per suo amore, facendo ogni cosa per Dio e in Dio, sotto la guida del suo Spirito. Quando le nostre azioni sono compiute in questo modo danno gloria a Dio. Come saprete che le vostre azioni sono fatte in questo modo? Quando, nel compierle, non avrete altro scopo se non quello di far contento Dio. |
Lettere di amicizia spirituale (1651-1662), Ancora, 120.
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Considera come regola sicura che ogni pensiero che ti trattiene dall'amare Dio di più e di fidarti maggiormente di Lui, è un messaggero dell'inferno, e come tale, devi rigettarlo e non accoglierlo, perché il compito dello Spirito Santo è di avvicinare sempre più le anime a Dio, di infiammarle col suo amore, mettendo in loro fiducia rinnovata, il nemico, invece, cerca di fare esattamente il contrario.
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Juan di Bonilla (Francescano spagnolo del XVI secolo) |
I grandi Santi hanno lavorato per la gloria del Signore, ma io che sono un'anima piccola piccola, lavoro soltanto per fargli piacere.
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Uno dei classici tranelli di una ricerca vocazionale è quello di ripiegarsi sulla forma concreta di una chiamata, spendendo una quantità inimmaginabile di energia a cercare a destra e sinistra per trovare infine una risposta alla domanda della nostra vocazione…, mentre Gesù è semplicemente presente, mendicando anzitutto il nostro amore, prima di indicarci il cammino. |
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È errata la convinzione che, per riportare la vittoria nella lotta spirituale, occorra vincere tutti i nostri difetti, non soccombere mai alla tentazione, non avere più debolezze e mancanze. Su questo terreno saremo immancabilmente sconfitti! Non è certo questo ciò che Dio esige, «poiché Egli sa che siamo polvere» (Sal 103). Al contrario, la vera lotta spirituale, più che perseguire una invincibilità ed una infallibilità assolutamente fuori dalla nostra portata, consiste principalmente nell'imparare a non turbarci eccessivamente quando ci capita di essere miseri e a saper approfittare delle nostre cadute per rialzarci più in alto. Cosa sempre possibile, a condizione di non perderci d'animo e di conservare la calma.
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Il Signore è sommamente rispettoso. Non ti cambia con la forza, né contro la tua volontà. Egli non entrerà in te e non compirà la sua opera se non sarai tu a chiederglielo con ferma determinazione. |
GUSTAVO
30 giorni di misericordia con Gesù misericordioso |
Dignità dello stato vedovile, 21 Quando uno ama, le fatiche non sono in alcun modo pesanti, anzi, recano soddisfazione. Si pensi ai cacciatori, ai bracconieri, ai pescatori, ai vendemmiatori, ai mercanti, agli sportivi delle varie specialità. L'importante è l'oggetto che si ama. Per il resto, quando si ama non si fatica, o, se si fatica, questa stessa fatica è amata. Nota bene, allora, quanto sia sconcio e quanto triste che si provi gusto a lavorare per prendere la selvaggina, per riempire la borsa o il sacco, per lanciare la palla, e non lo si provi per raggiungere Dio. |
S. Agostino |
Tutti sappiamo, quando guardiamo la croce, quanto Dio ci ha amato. Quando guardiamo l'Eucarestia sappiamo quanto Egli ci ama anche adesso. Ecco perché si è fatto Pane di vita, per soddisfare la nostra fame del suo amore, e poi, come se non bastasse, è diventato Lui stesso l'affamato, colui che è nudo, senza casa, così da offrirci la possibilità di soddisfare la sua fame del nostro amore umano. Poiché per questo siamo stati creati, per amarlo e per essere amati. |
Beata |
Dalla Lettera 191 alla signorina Germana Gemeaux […] Ama sempre la preghiera, cara piccola Germana, e quando dico la preghiera non intendo tanto l'imporsi una quantità di preghiere vocali ogni giorno, ma quell'elevazione dell'anima a Dio, attraverso tutte le cose, che ci mette in una specie di continua comunione con la Santissima Trinità, così, semplicemente, facendo tutto sotto il suo sguardo. Penso che tu conservi sempre una tale devozione a questo grande mistero e, se vuoi, mia cara amichetta, questo sarà l'appuntamento delle nostre anime. Entreremo nel più intimo di noi stesse, là dove dimorano il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo e in loro saremo una cosa sola. Ti dò un appuntamento tutto speciale la sera alle cinque durante la nostra orazione, sei contenta? |
Beata
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Figliuoli carissimi sicuramente voi possedete tanto tesoro. Se Noi vi chiedessimo: credete in Gesù Cristo?, siamo sicuri che tutti risponderete ad una voce: sì. Orbene, chi rende possibile tale affermazione, chi vi dà forza interiore per aderire alla verità che, or sono venti secoli, è stata annunciata al mondo e che noi accettiamo oggi come se fosse presentata nel nostro tempo e nelle circostanze della vita odierna? È il soffio, il sospiro, l’alito di Dio: esso viene a respirare dentro di noi. È lo, Spirito Santo, Egli viene a confortarci, a illuminarci con una chiarezza che non è temeraria, né ci lascia nel dubbio e quasi nel rischio di poggiare la nostra personalità sopra elementi non stabili o insufficienti. No. È, invece, una certezza che ci rende tranquilli, gioiosi, sicuri. Credo in Te, o Signore!; aggiungendo con Pietro: Tu solo, o Signore, hai parole di vita eterna. Io credo che Tu sei il Cristo, Figlio del Dio vivo! [clicca qui per leggere tutta l’omelia] |
Dall'Omelia alla Veglia di Pentecoste del 26 maggio 1968 |
Quando si inizia a vivere non come si pensa,
poco alla volta si finisce a pensare come si vive.
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ENZO BIANCHI, Una lotta per la vita, San Paolo |
Il nostro cuore è il terreno in cui germogliano i nostri desideri. Desiderare, per il nostro cuore, è come respirare, e ciascuno dei suoi desideri è uno dei suoi battiti segreti. Il cuore si esprime nei desideri: sono essi, in effetti, a rendere l’uomo gretto o grande: «Dimmi che cosa desideri e ti dirò che cuore hai», ovvero qual è il tuo tesoro.… i nostri desideri ci compendiano e mostrano che cosa siamo. [clicca qui per leggere il pensiero completo]
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Jeorge Mario Bergoglio Il desiderio allarga il cuore. EMI, 96-97 |
Una coscienza senza fede è assolutamente incapace di dare in alcun modo una risposta ragionevole alla domanda sulla realtà anche più semplice della vita umana. Queste realtà, per la coscienza senza fede, inevitabilmente si frantumano, si scompongono nelle loro componenti (nelle sue proiezioni dimensionali), trasformandosi in realtà frammentate e addirittura cessando di essere una realtà.
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Adamo e il suo costato, Lipa, 59-60. |
[Dice Gesù all’anima:]
«Ciò che conta ai miei occhi
non è l'amore che tu provi,
ma l'amore che tu mi provi». |
Quando il Maestro parla al cuore, SP, 49.
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Paul Clodel così racconta quello che pensò la sera del giorno benedetto della sua conversione a Nôtre Dame di Parigi il 25/12/1886:
– Ah, non avevo bisogno che mi si spiegasse che cosa era l’Inferno: vi avevo trascorso la mia vita. Quelle poche ore mi erano bastate per farmi capire che l’Inferno è dovunque non c’è Cristo. [Clicca qui per altre notizie su Paul Claudel]
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Il successore di Pietro sa che nella sua persona e nella sua attività è la grazia e la legge dell'amore, che tutto sostiene, vivifica ed adorna; e in faccia al mondo intero è nello scambio dell'amore fra Gesù e lui, Simone o Pietro, figliuolo di Giovanni, che la Chiesa santa si aderge, come sopra sostegno invisibile e visibile: Gesù invisibile agli occhi di carne, il Papa «Vicarius Christi» visibile in faccia al mondo intero. A pensare bene a questo mistero di intimo amore fra Gesù e il suo Vicario, quale onore e quale dolcezza per me, ma insieme quale motivo di confusione per la piccolezza, per il niente che io sono. La mia vita deve essere tutta di amore per Gesù ed insieme tutta una effusione di bontà e di sacrificio per le singole anime,e per tutto il mondo.
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GIOVANNI XXIII
Il Giornale dell'anima 982-983 |
– La grande esplosione della risurrezione ci ha afferrati nel Battesimo per attrarci. Così siamo associati ad una nuova dimensione della vita nella quale, in mezzo alle tribolazioni del nostro tempo, siamo già in qualche modo introdotti. Vivere la propria vita come un continuo entrare in questo spazio aperto: è questo il significato dell'essere battezzato, dell'essere cristiano. È questa la gioia della Veglia pasquale. La risurrezione non è passata, la risurrezione ci ha raggiunti ed afferrati. Ad essa, cioè al Signore risorto, ci aggrappiamo e sappiamo che Lui ci tiene saldamente anche quando le nostre mani si indeboliscono. Ci aggrappiamo alla sua mano, e così teniamo le mani anche gli uni degli altri, diventiamo un unico soggetto, non soltanto una cosa sola. Io, ma non più io: è questa la formula dell'esistenza cristiana fondata nel Battesimo, la formula della risurrezione dentro al tempo. Io, ma non più io: se viviamo in questo modo, trasformiamo il mondo.
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Benedetto XVI dall'Omelia della Veglia Pasquale del 15/4/2006 |
Figlia mia, – mi diceva Gesù – se la croce non la sentissi, non si potrebbe chiamare col nome di croce. Stai pure sicura che sotto la croce non ti perderai. O figlia mia, quanti mi avrebbero abbandonato, se non Ii avessi crocifissi! La croce è un dono troppo prezioso, e da esso si apprendono molte virtù.
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Lettera del 12 settembre 1899 a Mons. Volpi
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Un giorno un anziano professore mi disse con una punta di malinconia nella voce: «Sai,… per tutta la vita ho protestato perché il mio lavoro veniva interrotto continuamente, finché ho scoperto che quelle interruzioni erano il mio lavoro». […] Se invece le interruzioni fossero in realtà delle opportunità, se ci sfidassero ad una risposta interiore che dà luogo ad una crescita…? […] Se la nostra storia si rivelasse non come una sequenza cieca e impersonale di eventi che non possiamo controllare, bensì come una mano che ci guida verso un incontro personale in cui tutte le nostre speranze e le nostre aspirazioni saranno soddisfatte?
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Henri J. M. NOUWEN |
DIO NON TI DIVENTA PRESENTE CHE CERCANDOLO SEMPRE. |
P. JEAN LAPLACE SJ La libertà nello Spirito. La guIda spirituale
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Se il mio destino finale è segnato dalle nozze, nozze con Dio, allora anche la mia vita attuale deve essere profondamente nuziale, altrimenti non compio ciò per cui sono chiamato. La meta finale è il centro catalizzante di ogni energia investita nel presente. Anzi, senza una meta, non riesco ad immaginare nessuna energia… Non che il viaggio in sé non conti, il viaggio è importante quanto la meta… Ma non puoi realmente gustare il viaggio se non hai una meta. Non puoi nemmeno concepire la differenza tra viaggio e meta se la meta non è presente al tuo orizzonte.
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PROF. MAURO MERUZZI
Famiglia [non] per caso, San Paolo, 61
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JEAN-PIERRE DE CAUSSADE SJ L'abbandono alla Divina Provvidenza, Cap. V |
Lo Spirito Santo deve svegliare in me l'amore per Cristo. Se questo esiste tutto va bene; se manca, tutto diventa vuoto e faticoso. Essere toccati nel cuore da Cristo, sentire il tono particolare della sua natura, il suono della Sua voce, l'intimità del Suo pensiero; presagire cosa significhi che Egli è venuto per amor nostro ed è rivolto a noi nell'amore, ricambiarlo e saper vivere di questo, sono tutti doni dello Spirito. […] Lo Spirito risponde a quelle domande alle quali nessuna saggezza sa dare risposta, poiché in essa la parola «perché?» si presenta insieme alla parola «io». «Perché devo sopportare questo dolore?», «Perché mi è negato quello che hanno gli altri?… Perché io devo essere come sono?». Queste sono le vere e proprie domande: le più profonde e decisive, e proprio davanti ad esse uomini e libri tacciono. La risposta viene solo quando il cuore si libera dalla ribellione e dall'amarezza. La mia volontà deve essere d'accordo con quello che è, in quanto io vi riconosco la volontà di Dio; questo poi non solo con la ragione, ma col cuore. Qualche cosa nel più profondo del mio animo deve essere raddrizzato e riconoscersi d'accordo; allora soltanto quel «perché» riceverà la sua risposta e verrà la pace della verità. Questa è l'opera dello Spirito. |
Romano Guardini
Introduzione alla preghiera
Morcelliana, 126
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Il più bel libro è il Crocifisso e
chi non sa leggerlo è il più sventurato degli analfabeti.
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San Giuseppe Benedetto Cottolengo |
I cinque segni da cui possiamo riconoscere che lo Spirito Santo sta agendo in noi secondo Giuseppe il Visionario:
1) Quando l'amore di Dio cominciai a bruciare nel cuore di una persona il primo segno è che essa comincia a sentire una certa avversione e rifiuto della mondanità e della sua frivolità e comincia a ricercare e amare la solitudine..
2) Il secondo è che la persona comincia a sentirsi piccola e povera, mentre gli altri diventano alla sua mente grandi e più santi di lei, cresce così nell'umiltà.
3) Il terzo è che nasce e progredisce nel cuore la benevolenza verso tutti: «… come se tutti dimorassero nel tuo cuore e tu affettuosamente li abbracciassi e li baciassi tutti, mentre riversi benevolenza su tutti… così che non esprimi niente di cattivo contro nessuno, né il tuo pensiero pensa male di qualcuno, ma fai il bene a tutti, sia nel tuo pensiero che nelle tue azioni».
4) Il quarto segno è che la persona ha sempre più il suo pensiero dolcemente posato sul Signore che ha continuamente davanti al suo sguardo interiore. Ricorda spesso Lui e non può fare a meno di pensare a Lui.
5) Il quinto segno è la sempre maggior facilità di elevarsi dalle cose di quaggiù a quelle di lassù. Tutto gli parla sempre più di Dio e del suo Regno e cresce nel suo cuore un sentimento di meraviglia, di gioioso stupore che accompagna queste suo elevarsi dalle cose di quaggiù a quelle celesti.
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GIUSEPPE HAZZAYA
alias Giuseppe il Visionario
[autore siriaco del VII secolo]
Sintesi da SEBASTIAN
P. BROCK La spiritualità nella tradizione siriana, Lipa, 108-110.
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L’amore cristiano è quanto mai esigente poiché sgorga dall’amore totale di Cristo per noi: quell’amore che ci reclama, ci accoglie, ci abbraccia, ci sostiene, sino a tormentarci, poiché costringe ciascuno a non vivere più per se stesso, chiuso nel proprio egoismo, ma per “Colui che è morto e risorto per noi” (cfr 2Cor 5,15). |
S.S. Benedetto XVI
Dall'Udienza Generale del 26//11/2008
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Ognuno cerchi, per quanto può, di essere uniti gli uni agli altri: perché quanto più uno è unito al prossimo, altrettanto è unito a Dio.
Voglio darvi un'immagine dei Padri, perché capiate meglio il senso di questa parola. Supponete che per terra ci sia un compasso al centro. Centro si chiama propriamente il punto che sta proprio in mezzo al cerchio. Adesso state attenti a quello che vi dico. Pensate che questo cerchio sia il mondo, il centro del cerchio Dio, e le linee che vanno dal cerchio al centro le vie, ossia i modi di vivere degli uomini. In quanto dunque i santi avanzano verso l'interno, desiderano di avvicinarsi a Dio, a mano a mano che procedono si avvicinano a Dio e si avvicinano gli uni agli altri e quanto più si avvicinano a Dio, si avvicinano l'un l'altro, e quanto più riavvicinano l'uno all'altro, si avvicinano a Dio. Similmente immaginate anche la separazione. quando infatti si allontanano da Dio e si rivolgono verso l'esterno, è chiaro che quanto più escono quanto più si allontanano gli uni dagli altri, tanto più si allontanano anche da Dio. Ecco questa è la natura dell'amore.
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S. Doroteo di Gaza Insegnamenti spirituali, VI, 77-78
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Di notte quando sono a letto, nel buio della mia camera sento due occhi che mi fissano, mi scrutano, mi interrogano.
Sono gli occhi della mia coscienza.
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Totò
[Antonio De Curtis]
'A Livella. Poesie napoletane,
p. 5.
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La Chiesa senza Cristo non può perdonare niente, come Cristo non vuole perdonare niente senza la Chiesa. La Chiesa non può perdonare niente se non a uno che si pente, cioè che è stato prima toccato da Cristo; e Cristo non vuole mantenere nel perdono uno che disprezza la Chiesa. Cristo onnipotente di per sé può tutto: battezzare, consacrare l'eucaristia, ordinare, perdonare i peccati, ma lo Sposo umile e fedele non vuole fare niente senza la Sposa… Non voler dunque sottratte il capo al corpo impedendo così al Cristo di essere tutto intero… Questo è il solo Uomo che rimette i peccati, che prima tocca interiormente perché si operi la penitenza nel cuore; poi manda esteriormente dal sacerdote, per la confessione della bocca; il sacerdote poi manda a Dio perché gli sia offerto il dono della soddisfazione. |
Beato Isacco della Stella, Sermoni,
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«L’uomo preferisce una schiavitù comoda a una libertà esigente»
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Anonimo
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«Io credo che se un giorno diventerò cristiano sul serio, dovrò vergognarmi soprattutto, non di non esserlo diventato prima, ma di aver tentato prima tutte le scappatoie». |
(1813 †1855)
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“A Sua Santità, Papa Francesco, in nome di Nostro Signore, onnipotente e glorioso, io, Asia Bibi, desidero esprimere tutta la mia profonda gratitudine a Dio e a voi, Santo Padre. Mi auguro inoltre che ogni cristiano abbia avuto l'opportunità di celebrare questo Natale con gioia. Come molti altri prigionieri, anch'io ho festeggiato la nascita del Signore nel carcere di Multan, qui in Pakistan. Sono profondamente grata a tutte le chiese che stanno pregando per me e che stanno lottando per la mia liberazione. Non so come potrei andare avanti senza di loro. Sono ancora viva grazie alla forza delle loro preghiere. Ho incontrato molte persone che si battono per me. Purtroppo, questo non è ancora sufficiente per risolvere la mia situazione. Ora voglio solo confidare nella misericordia di Dio onnipotente. Solo Lui mi può liberare. […] In conclusione, caro Santo Padre, vi prego di accettare i miei migliori auguri per il nuovo anno. So che voi pregate per me con tutto il cuore. E questo mi fa credere che un giorno mi sarà possibile tornare libera. Con la convinzione che mi ricordate nelle vostre preghiere, vi saluto con gentilezza. Asia Bibi, vostra figlia nella fede.”
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Lettera di auguri di Asia Bibi a Papa Francesco il bocconcino spirituale di questa domenica è la lettera di auguri al Santo Padre fattagli giungere da ASIA BIBI, la giovane donna pakistana da diversi anni in carcere per blasfemia. Oggi nel mondo sono 100 mila i cristiani che ogni anno vengono uccisi per la loro fede e più di 150 milioni vivono nella persecuzione.
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